In Siria adesso si muore di fame: il dramma della piccola Israa

israaDue occhi grandi, infossati dentro un volto piccolo e scarno, scavato dalla fame e dagli stenti. Due occhi che non si apriranno mai più, perché la crudeltà umana è riuscita a chiuderli per sempre. Sono gli occhi della piccola Israa al Masri, siriana, ritratta in un’immagine (ATTENZIONE: la visione è sconsigliata a un pubblico sensibile) che sta facendo il giro del mondo, estrapolata da un video girato pochi minuti prima che morisse, vinta dalla fame e dall’inedia.

Israa era ospite di uno dei campi profughi più colpiti dal conflitto siriano, quello di Yarmuk, a sud di Damasco. Il campo è assediato dall’esercito “lealista”, che blocca tutti gli aiuti umanitari e gli approvvigionamenti di cibo, coperte, medicine. A quanto pare, all’interno del campo si troverebbero milizie ribelli e islamiste, da qui la “stretta” delle truppe di Assad, che non lasciano filtrare un filo d’erba. A fare le spese di questa sospetta presenza, sono donne e bambini, ridotti allo stremo da fame, freddo e malattie. Su si loro si accaniscono persino i cecchini, che sembra si divertano a  prendere di mira quelle madri che, disperate, si espongono ed escono nelle radure in cerca di radici con cui sfamare i propri figli. Dalle testimonianze che trapelano, emergono altri particolari inquietanti: si parla di persone costrette a mangiare gli animali o a bruciare gli infissi per scaldarsi. Secondo la denuncia di alcuni abitanti del campo, da ottobre sarebbero stati oltre 50 le persone morte per mancanza di cibo e cure mediche.

Ma la “diaspora” dei siriani sta assumendo ovunque proporzioni colossali. Il governo turco, ad esempio, ha riferito la presenza, sul proprio territorio, di 700.000 sfollati, distribuiti in 21 campi profughi, per una spesa finora quantificata in oltre 2 miliardi di dollari. Quanto al Libano, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) ha affermato che finora che il numero di siriani entrati nel paese per richiedere l’identità di rifugiati ha superato gli 880.000. In Giordania si trova invece il campo Zataari, uno dei più grandi al mondo, una vera e propria metropoli di rifugiati con più di 144mila presenze stimate, a fronte di un capacità di 60mila. E altri campi si trovano a Gaza, in Egitto e in Iraq, con centinaia di migliaia di sfollati.

Ma quello che colpisce di più, naturalmente, è il dato relativo ai bambini: secondo l’Unicef, sarebbero più di 5 milioni e mezzo i piccoli siriani bisognosi di aiuto, più precisamente 4,3 milioni in Siria e 1,2 emigrati nei paesi confinanti. A dicembre, Amnesty International ha reso noto che “gli stati europei hanno dato la disponibilità per accogliere solo lo 0,5 % dei profughi (12.000 persone rispetto ai 2.300.000 che hanno lasciato il paese)“, aggiungendo che “dovrebbero abbassare la testa per la vergogna“.

In Siria, Amici dei Bambini ha avviato da poco la fase di prevenzione del progetto di accoglienza Bambini in Alto Mare, con l’intenzione di arginare a monte il fenomeno dell’emigrazione verso l’Italia, dei cosiddetti viaggi “della speranza”, che spesso sfociano in tragedie come quella del 3 ottobre, al largo di Lampedusa. Nello specifico, Ai.Bi., insieme all’organizzazione partner individuata in loco, Syrian Children Relief, sta attuando iniziative a sostegno alle famiglie povere di alcuni villaggi nella provincia di Idlib, che accolgono orfani di guerra, garantendo beni di prima necessità e fornendo supporto medico adeguato per migliaia di donne e bambini.

 

Fino al 2 febbraio prossimo, chiunque potrà fare la propria parte, per sostenere Bambini in Alto Mare e garantire così alle famiglie siriane il diritto di sentirsi a casa, nel proprio Paese: sarà infatti possibile donare subito 2 Euro al progetto, inviando un SMS al numero 45509, oppure 2 o 5 Euro chiamando da rete fissa.

 

(Fonte: La Repubblica, CRIonline)