L’incontro con Max Laudadio: “Ho trovato Cristo da adulto e mi ha trasformato”

Inviato di “Striscia la Notizia” e sostenitore di Ai.Bi., Max Laudadio si racconta senza filtri, parlando del suo avvicinamento alla religione, del suo impegno nel sociale e nella famiglia

Per molti Max Laudadio è l’inviato d’assalto di Striscia la Notizia, con un aplomb decisamente elegante ma sempre di assalto si tratta quando arriva con telecamera e microfono.
Ad Amici dei Bambini, Max è legato da diversi anni e molti sostenitori lo ricorderanno non soltanto per campagne di sensibilizzazione e raccolte fondi a favore di progetti per bambini abbandonati ma anche per la conduzione di aste solidali, attività  per la quale ha sempre mostrato notevoli capacità persuasive, oltre che di intrattenimento.
Chi scrive si è ritrovata in pochi minuti con una (discutibile) borsa realizzata con sacchi di juta e, anni dopo, con una borsa da viaggio di cui non aveva assolutamente bisogno (e forse non era neanche questo granché di borsa).
Ma tant’è: al netto della debolezza di carattere degli astanti – e della volontà di sostenere i progetti di Ai.Bi. in Italia e nel mondo – è indubbia l’empatia che Max riesce a generare, in qualsiasi contesto.
Anche quando si parla di fede, solidarietà, condivisione, conversione spirituale.

L’intervista a Max Laudadio

“Essendomi avvicinato alla fede da adulto, mi sono reso conto che non mi interessava la fede in sé ma la mia relazione con Cristo applicata nella realtà di tutti i giorni. E se non avessi dimostrato tutto questo concretamente nella mia comunità, quella stessa fede non avrebbe avuto alcun senso. Non è il mondo a stravolgere me: sono io che cambio la mia vita con le mie azioni. Le persone non vedono la fede, ma le mie azioni che non sono altro che l’applicazione concreta di questa fede”.
È Max che parla?! Sì, è Max.
“Il Vangelo è un piccolo ‘bigino’ per la felicità, se ci pensiamo bene – prosegue -: si trovano molte risposte o almeno io le trovo alle mie mille domande. E i Comandamenti sono delle indicazioni non delle regole costringenti. La nostra fede cristiana prevede sempre la possibilità di perdonare e essere perdonati: è davvero una grande fortuna anche se… sembra facile e invece non lo è – aggiunge – : per noi non è comoda l’applicazione di questi consigli e di queste indicazioni perché tendiamo a scegliere per noi stessi, quello che ci conviene. Eppure, in cambio, dalla fede riceviamo quella felicità interiore che, una volta conquistata, non ti lascerà mai, nemmeno quando se ne vanno via gli affetti più cari. È una gioia interiore che resterà sempre”.
Max Laudadio ammette quanto sia impegnativa la vita di un cristiano, quale senso di responsabilità comporti, verso se stessi e gli altri. Una fede non cercata, come ribadisce, piuttosto rivelatasi a lui come desiderio di preghiera e di ricerca interiore: qualcosa di illuminante, per uno che si era sempre professato ateo.
“Spesso i cristiani sono visti come persone che tentano di aggrapparsi a qualcosa di ultraterreno, attendendo inermi qualcosa che cada dal Cielo. – aggiunge – È uno stereotipo del cristiano che prega… anche un po’ sfigato, ammettiamolo! ma non è così”.
Felice di aver abbracciato la fede a più di 40 anni, Max sente di essere “dispiaciuto perché molte persone oggi vivono nella confusione interiore, quando invece abbiamo risposte semplici, a portata di mano. Io stesso faccio errori, continuamente, ma si ricomincia. Siamo sempre tentati, ma siamo noi a scegliere”.
E così Max, complici anche alcuni incontri importanti – dal fondatore del Sermig, Ernesto Olivero ai fondatori di Ai.Bi., Irene e Marco Griffini – prosegue ogni giorno sulla via della conversione che, come la fede, si ritrova e confermare e riconfermare ogni giorno.
“La mia conversione avvenne più o meno nei giorni dell’elezione di papa Francesco. Avevo già fondato la mia associazione nel 2011 (Associazione on, ndr) quando decidemmo di trasferirci al confine con la Svizzera, nell’intento di vivere in un modo diverso, più semplice, con un più stretto legame con la Natura. Un pensiero, tra l’altro, che sta anche alla base dell’enciclica Laudato sì.”
Una trasformazione interiore e silenziosa, mentre Max macinava chilometri tra gli studi di Mediaset, le trasferte per i servizi da inviato e il ritorno in famiglia, in un paese del Varesotto al confine con la Svizzera dove molte iniziative di volontariato sono condivise in famiglia.

La famiglia allargata di Max

Max e sua moglie hanno una figlia naturale, Bianca, e due figli accolti in affido, ormai grandi: una ragazza di origine albanese, Ina, è stata conosciuta dalla famiglia Laudadio in ospedale, in occasione di un ricovero di Bianca.
“Ina era ricoverata nella stessa stanza di mia figlia e non aveva mai nessuno che la andasse a trovare. Nel tempo abbiamo saputo che era ospite di una casa di accoglienza così al momento delle dimissioni siamo rimasti in contatto con lei e abbiamo cominciato a invitarla da noi per qualche fine settimana; poi è venuta con noi in vacanza e quando al compimento dei suoi 18 anni il responsabile del centro mi chiamò, siamo andati a prenderla. Da allora è con noi”.

La storia di Stanley

L’altro figlio, Stanley, è un giovane oggi con più di 30 anni, originario della Nigeria, conosciuto quando era stato incaricato di fare il badante della nonna di Max.
“L’avevamo conosciuto in un centro di accoglienza e non immaginavo potesse trovarsi così bene con mia nonna e che potesse lasciarsi accogliere da noi. Ci ha stupito un giorno quando ha voluto, come dice sempre lui, vuotare il sacco.
“Sono 6 mesi che non dormo, papà, ti devo raccontare ”, mi disse.
“Mancavano pochi giorni a Natale ed era con noi da due anni – racconta Max – e Stanley cominciò a parlare, un fiume in piena: confessò di avere 4 figli in Africa, di averli di fatto abbandonati con la loro madre; di avere attraversato deserto, di aver subìto torture in Libia per emigrare e fare soldi facili”.
Una doccia fredda che però scaldò subito l’animo di Max e di Stanley.
“Rimasi stupito ma al tempo stesso fui felice di quella confessione. Si poteva ripartire da capo, e bene! Stanley mi disse ‘Stando con voi ho capito che si può avere una vita onesta e che la cosa più importante è la famiglia”.
Non si poteva che risalire la china.
Certo, una signora in Africa non lo aspettava certo a braccia aperte ma la conversione di Stanley e la sua tenacia hanno fatto il resto: pur con fatiche e molte assunzioni di responsabilità, Stanley ha ricostituito la sua famiglia, ottenuto il perdono della moglie, la fiducia dei figli che hanno potuto diplomarsi. “E per  la prima volta Stanley è riuscito a comprare casa e a ottenere il mutuo senza le mie garanzie.”
Con queste esperienze di vita Max vuole dimostrare che “la condivisione con gli altri arricchisce molto di più che la gratificazione del nostro ego”; che le accoglienze, anche quelle considerate difficili, sono invece possibili, “se solo si desse alle persone una seconda possibilità e se si seguisse l’insegnamento più grande di Gesù, ‘Vivi come me’. Quindi vivi facendo scelte scomode ma concrete, aprendoti agli altri”.
Vita piena e impegnativa, che trova spazi anche nella preghiera: “In certi periodi è più difficile trovare tempo per pregare, ci vuole disciplina nella preghiera – conclude Max – Però è vero che la relazione diretta con Cristo, la ottieni in ogni azione che fai: una cosa è il momento della preghiera ‘classica’ che serve per non perdersi; un’altra è pregare quando realmente stiamo facendo qualcosa, è preghiera attiva. È importante sapere dove tornare sempre. La solitudine è il più grave danno della nostra epoca: abbiamo tutto e siamo soli. La fede invece è con te in ogni momento.”

Francesca Mineo