India, il grande mercato dell’utero in cui gli embrioni sono solo “merci”

madri indianeUn giro d’affari di 2,5 miliardi di dollari e una nuova assurda forma di turismo, quello riproduttivo. è il mercato delle madri in affitto, donne che accettano per poche centinaia di euro di farsi impiantare embrioni altrui e affrontare 9 mesi di gravidanza per poi consegnare il bambino. In India il fenomeno ha assunto dimensioni drammatiche, tanto da indurre il governo a predisporre misure restrittive che non hanno mancato, però, di generare polemiche anche all’interno delle stesse istituzioni indiane.

Il business della maternità surrogata è evidentemente sfuggito di mano alle autorità del Paese asiatico che, all’inizio del 2013, hanno deciso di imprimergli un giro di vite. Di fronte alla domanda mondiale sempre crescente di mamme in affitto e senza troppi controlli, si decise infatti di imporre i 2 anni di matrimonio alle spalle come requisito indispensabile per poter accedere alla maternità surrogata. Una scelta che avrebbe limitato il ricorso a tale pratica da parte di single e omosessuali, evidentemente clienti abituali del mercato indiano dell’utero in affitto. Inoltre, la norma prevedeva che chi volesse ricorrere alle madri indiane in affitto avrebbe dovuto munirsi di visto rilasciato a fini medici e non semplicemente turistici.

Il provvedimento, entrato in vigore però solo alla fine di quell’anno, ha scatenato immediatamente il dibattito tra Ministero degli Interni e Ministero della Sanità. Mentre il primo ha ribadito le restrizioni per i single, il secondo, per bocca del Consiglio indiano di ricerca medica, ha proposto un progetto di legge sulla fecondazione assistita che contempla la possibilità per le persone sole di ricorrere alla maternità surrogata. Il caso è ancora aperto e nel frattempo decine di cliniche, ufficiali o clandestine, fanno affari con gli uteri in affitto.

Tanto più che, a dispetto delle misure restrittive approvate un anno prima, il governo di New Delhi ha recentemente dato il via libera all’importazione dall’estero di embrioni congelati. Ciò vuol dire che i cittadini stranieri potranno entrare in India con embrioni pronti per essere impiantati in uteri in affitto.  Per farlo sarà sufficiente ottenere il nulla osta dal Consiglio indiano di ricerca medica che fungerà come una sorta di dogana, incaricato di controllare la “merce” in ingresso.  Solo che in questo caso la “merce” è rappresentata da embrioni umani di cui si inizia a parlare in termini di produttività. Il 22 dicembre 2013 una clinica di Hyderabad ha festeggiato il 200esimo bambino nato grazie all’offerta di pacchetti comprendenti fecondazione artificiale e maternità surrogata dedicati a cittadini americani. Il caso limite è quello descritto da un recente reportage della Bbc. Una coppia inglese ha scelto, come molte altre, di rivolgersi a più madri surrogate in contemporanea. In laboratorio sono stati creati 6 embrioni, suddivisi equamente in 2 uteri in affitto. Entrambe le madri surrogate hanno però scoperto di attendere 2 gemelli ciascuna. A quel punto il personale della clinica ha comunicato la notizia ai genitori inglesi chiedendo loro se avere 4 figli fosse ciò che essi desideravano. Altrimenti si sarebbe fatto ciò che “era necessario”. La maternità sarebbe stata quindi ridotta a una catena di montaggio pronta a eliminare i prodotti in sovrappiù attraverso l’aborto.

 

Fonte: Avvenire