Indonesia, il miracolo 10 anni dopo lo tsunami: la piccola Jannah ritrova la sua famiglia

tsunamiLa data del 26 dicembre 2004 resterà per sempre impressa nella storia del mondo e dell’Indonesia in particolare. Quel giorno, un’onda alta 10 metri spazzò via tutto ciò che incontrò sul suo cammino, distruggendo gran parte del Sud Est Asiatico. Lo tsunami costò la vita a 230mila persone, di cui 170mila nella sola Indonesia, un arcipelago di 17mila isole e 250 milioni di abitanti: lo Stato islamico più popoloso al mondo.

Tra coloro che furono travolti dall’onda anomala vi furono anche la piccola Jannah Raudhatul e suo fratello Arif, che all’epoca avevano rispettivamente 4 e 7 anni. I loro genitori li videro sparire inghiottiti dall’enorme flutto, mentre loro riuscivano a salvarsi aggrappandosi a un tronco galleggiante. Mamma Jamaliah pensò che non li avrebbe più rivisti.

Invece, poco tempo fa, è successo il miracolo: Jannah è tornata, dopo essere stata riconosciuta da uno zio materno fuori da una scuola a sud della città di Aceh. La bambina riuscì infatti a sopravvivere, anche lei aggrappandosi a dei pezzi di legno. Si ritrovò su una delle tante spiagge devastate delle isole adiacenti a Sumatra: l’atollo di Blangpidie, menzionato in pochissime carte geografiche. A trovarla esausta e confusa fu un pescatore del luogo che la affidò dapprima alla sua anziana madre e poi si è preso cura per 10 anni della piccola, credendola orfana e allevandola come una vera figlia.

Fino a qualche mese fa, quando è accaduto il miracolo. Jannah, ribattezzata Wenni dal suo salvatore, è stata portata dalla sua famiglia adottiva in una scuola superiore nei pressi di Aceh. Un giorno, mentre la ragazzina usciva dall’istituto, incrociò fortuitamente il fratello della madre naturale che notò in lei una incredibile somiglianza con sua sorella. A seguito di questo incontro, l’uomo avviò una breve indagine che lo portò a scoprire che la ragazza era una sopravvissuta dello tsunami e viveva a Blangpidie. Una volta scoperto l’indirizzo, lo zio di Jannah ha accompagnato la madre naturale della ragazza a incontrare la giovane. Il risultato: si sono riconosciute al primo sguardo!

“Quando l’ho vista – racconta la donna – il mio cuore ha preso a battere veloce e poi non potevamo smettere di abbracciarci e di piangere. Dio ha fatto un miracolo e ora torniamo a sperare di poter trovare anche l’altro fratello”.

Sì, perché, stando a quanto riferito da Jannah, in quel lontano 2004, anche Arif si salvò, giungendo sulle stesse coste e andando poi a vivere in un’isola più lontana.

Per il momento non è stato effettuato ancora alcun esame del Dna, ma la madre della ragazza si dice disposta a farlo in ogni momento. Il pescatore e la sua anziana madre, da parte loro, sono stati felici di restituire la piccola ai suoi veri genitori, anche se, in 10 lunghi anni, si erano ormai affezionati.

Non tutte le storie di bambini scampati allo tsunami del 2004 sono però felici come quella di Jannah. Nella stessa città in cui vive la sua famiglia, infatti, 3 anni fa avvenne un analogo ritrovamento. Protagonista della vicenda la piccola Meri Yuranda, trascinata via dall’onda quando aveva 7 anni, fu trovata da una megera che, dopo averle cambiato il nome in Wadi, la costrinse a mendicare fino a tarda notte. All’età di 15 anni, Meri fu cacciata dalla donna perché si rifiutava di continuare a chiedere l’elemosina. In quel caso, fu la stessa ragazza a mettersi alla ricerca della famiglia di origine, fino a ritrovarla.

I bambini scampati allo tsunami potrebbero essere ancora molti. Tanti forse si trovano presso altre famiglie, ma il timore è che possano essere stati venduti o inseriti nel circuito della malavita, una triste pratica diffusa in Indonesia già prima del 2004.

 

Fonti: la Repubblica, Il giornale della protezione civile