Infanzia, Sudan: la nuova ondata dei bimbi smarriti: sarebbe legittimo un intervento di affido internazionale?

Sono migliaia. Vengono dalla stessa regione meridionale del Sudan e sono in fuga dallo stesso spettro: la guerra civile, portatrice di morte e di una terribile carestia. E sono tutti senza famiglia: ragione per cui c’è da chiedersi se sia legittimo che l’Italia apra loro le porte con l’affidamento familiare internazionale, un istituto a metà strada tra l’adozione internazionale e l’affido che permette di accogliere presso le famiglie affidatarie i minori dei Paesi in grave emergenza umanitaria. Un intervento previsto sia come misura temporanea, sia come procedura applicata in vista di un successivo progetto adottivo. Tale forma innovativa di accoglienza è stata inserita nella proposta di riforma di Ai.Bi., il Manifesto ‘Oltre la Crisi, per una nuova legge sull’adozione internazionale’.

Il giornale Daily Nation ha parlato dell’esodo di minori in Sudan il 6 luglio scorso, in un servizio online che descrive la ripetizione di una scena tanto storica quanto triste: i Ragazzi Smarriti degli anni ’90, i piccoli sudanesi dispersi tra campi di battaglia, miliziani e bombardamenti. Senza escludere i pericoli naturali, come l’attraversamento di paludi malariche e di territori di caccia dei leoni.

Al momento la nuova ondata di bambini sta riempiendo i campi profughi, come quello di Yida, che cresce quotidianamente al ritmo di 1000 nuovi rifugiati al giorno. «Noi non parliamo più di genitori. Se tornassimo indietro non li troveremmo più», dichiara uno di loro, Haidar Musa, di soli 14 anni, fatto schiavo da un gruppo di cavalieri arabi quando aveva sei anni e liberatosi a stento con la fuga.

Molti di questi bambini e adolescenti si muovono in gruppi di una decina circa: affrontano una traversata infernale a piedi per i territori più a rischio, un’avventura che può durare fino ai 10 giorni. Vanno incontro all’impossibile perché i loro cari sono morti sotto i bombardamenti, sono dispersi, o non sanno più nulla di loro. Jazooli, uno dei piccoli rifugiati, dice che non sa dove siano. Mohamed, un altro, dice che lo hanno abbandonato.

L’ONU denuncia il fenomeno, ma la comunità internazionale mantiene un inaccettabile silenzio sulla sorte di queste migliaia di minori, ai quali è negato ogni futuro. Che cosa ne sarà di loro se non si interviene?