Islanda. Sciopero delle donne contro le disuguaglianze e le discriminazioni

Centinaia di migliaia di donne, oggi, 24 ottobre, interrompono il lavoro retribuito e non retribuito per protestare contro il divario di retribuzione tra uomini e donne, e le violenze sessuali e di genere. Anche la prima ministra Katrín Jakobsdóttir aderisce alla mobilitazione

Oggi, martedì 24 ottobre, in Islanda, si tiene uno storico sciopero delle donne e delle persone di genere non binario si tiene che vogliono denunciare il gender pay gap (differenza tra il salario annuale medio percepito dalle donne e quello percepito dagli uomini) e le violenze sessuali e di genere.

In fabbrica, in ufficio e a casa

Si tratta di una protesta che coinvolge sia il lavoro retribuito sia quello non retribuito, come il lavoro domestico e di cura, che spesso grava sulle spalle delle donne. Lo sciopero è sostenuto da più di 30 organizzazioni e ha ricevuto l’appoggio della prima ministra Katrín Jakobsdóttir, che ha espresso la sua solidarietà alle donne.

Un evento storico

Lo sciopero delle donne in Islanda è un evento che ha una lunga tradizione nel Paese nordico, noto per essere uno dei più avanzati in materia di diritti e parità di genere. Il primo sciopero risale al 1975, quando circa il 90% delle donne islandesi si fermò per un giorno intero, paralizzando l’economia e la società. Da allora, lo sciopero si è ripetuto più volte, con cadenza variabile, per rivendicare maggiori tutele e opportunità per le donne.
L’edizione di quest’anno ha un significato particolare, perché arriva in un momento di crisi internazionale e di aumento dei prezzi dell’energia, che colpisce soprattutto le famiglie a basso reddito. Inoltre, lo sciopero vuole richiamare l’attenzione sul fenomeno delle violenze sessuali e di genere.
Ma lo sciopero riguarda anche il lavoro non retribuito, quello che le donne svolgono quotidianamente in casa e in famiglia, come pulire, cucinare, fare la spesa, occuparsi dei figli o degli anziani. Si tratta di un lavoro invisibile e svalutato.