Social pericolosi: istigare alla violenza via web ora diventa un reato

Dopo la tragedia di Casal Palocco il Governo è al lavoro per istituire un nuovo reato che prevede pene da 1 a 5 anni per adulti e minorenni che esaltano condotte illegali e istigano alla violenza tramite il web e i social network

Sono inevitabilmente tanti, e complessi, gli interrogativi che si aprono di fronte a fatti come quello di Casal Palocco, con l’incidente stradale tra un SUV Lamborghini con a bordo 5 YouTuber e una smart con una mamma e due figli, uno dei quali è rimasto ucciso nello scontro. Trovare una risposta per tutti i risvolti che un fatto come questo implica non è facile e, certo, non può essere risolutivo di un fenomeno che ha radici culturali e sociali un provvedimento che intervenga sulle pene previste per chi commette un certo tipo di “reato”. A maggior ragione se la definizione stessa di reato è, in questo caso, piuttosto complicata.
Ciò detto, anche i provvedimenti di tipo legale possono essere un tassello per cercare di evitare che tragedie come quelle di Roma si ripetano e, per questo, il Governo è al lavoro su un provvedimento che punterebbe a introdurre un nuovo reato di “esaltazione di condotte illegali” o “istigazione alla violenza”.

Istigare alla violenza via web? Pene da uno a cinque anni

A riportare la notizie è Il Messaggero, che suggerisce come l’introduzione del nuovo reato potrebbe trovare spazio all’interno del disegno di legge sulle baby gang voluto dalla Lega e da poco in discussione in Commissione Giustizia al Senato. A scendere più nei dettagli con il quotidiano romano è il sottosegretario alla Giustizia Piero Ostellari, che sottolinea come la volontà del provvedimento sia quella di rispondere a un “fenomeno emergente” che non riguarda solo i minorenni, ma anche persone adulte “da cui ci si aspetterebbe una maturità che evidentemente non è scontata”. La ratio è evitare l’effetto moda “generato da chi compie bravate sul Web”.
Come riassume TGCom 24, dunque, è probabile che entro fine anno arrivi un “giro di vite che modificherebbe l’articolo 414 del codice penale prevedendo una nuova fattispecie di reato”. Ovvero, quello di cui si è accennato sopra: l’istigazione a delinquere e l’apologia mediante strumenti digitali. Le pene previste andrebbero da uno a cinque anni.

Una stretta sull’iscrizione ai social per i minori di 13 anni

Più generale e meno focalizzato all’inasprimento delle pene è, invece, la proposta del gruppo parlamentare di Azione – Italia Viva che punterebbe a regolamentare con maggiore certezza l’accesso ai social network da parte dei minorenni. La proposta è quella di vietare l’iscrizione ai minori di 13 anni e permetterla a chi ha dai 13 ai 15 anni solo previo consenso dei genitori. Un modo, ha sottolineato il leader di Azione Carlo Calenda, per non lasciare sole le famiglie in un campo nel quale “di fatto c’è un far west”. Tutto questo nonostante in Italia ci sia già una legge che vieta l’accesso ai social per i minori di 14 anni, senza che, però, vengano effettuati controlli reali che ne impediscano il (facilissimo) aggiramento.