Italia. Family House “Dopo un anno in comunità mamma-bambino, ritornare a casa. Ma che paura di ricadere…”

casa 2Cosa pensate se qualcuno, dopo del tempo di assenza da casa, vi dicesse che potete rientrare? Immaginiamo che le risposte siano gioia, contentezza ed emozioni di gradimento. Soprattutto se a sentirselo dire è una mamma a cui viene detto che dopo un percorso in comunità con il proprio figlio può rientrare con lo stesso.

Sicuramente questi sentimenti di felicità e sollievo sono le prime emozioni che chiunque può vivere e percepire dentro di sé.

Ma non sono le uniche emozioni. Non lo sono state per mamma Giuditta, come non lo sono state per moltissime altre mamme prima di lei che hanno dovuto affrontare quello stesso momento.

Al momento mamma Giuditta ha sperimentato sensazioni di sollievo e soddisfazione. In fondo quella di tornare a casa con suo figlio Giorgio era la notizia che aspettava da tempo e che desiderava e sognava dal momento in cui era in comunità.

Inoltre questa notizia è stata per lei una conquista, una conferma del suo percorso positivo e di grande crescita in comunità.

Ma poi i pensieri si fanno più fitti, più elaborati e più intimi e allora emergono anche la fatica di salutare chi ti ha fatto compagnia e chi ti ha aiutato in un percorso così importante, la paura di camminare con le proprie gambe, e il timore di ricadere e di non farcela e di rimanere da soli.

Sono pensieri profondi e importanti, ma molto veri e concreti.

Non deve essere facile per una donna che ha vissuto per la prima volta nella sua vita un’esperienza di compagnia e di aiuto vero, vivere da un momento all’atro un distacco netto da una realtà così. La comunità che è stata tanto criticata e vissuta come una prigione e un castigo, ora diventa per la mamma che ne sta uscendo una compagnia da cui è difficile distaccarsi.

La paura di tornare a rimanere soli con i propri problemi, le proprie fatiche e la propria quotidianità mostrano la realtà della comunità con occhi diversi. La mente fa rivivere tutti quei mesi con occhi diversi, più grati per quello che si è vissuto, e le tante incomprensioni e i sensi di soffocamento vissuti prendono un senso diverso.

A mamma Giuditta viene ora da sorridere per i momenti in cui si è arrabbiata o per i momenti di incomprensione con il personale educativo o con le altre mamme ospiti. Ora ne capisce l’importanza e il grande aiuto che tutti quei momenti, quelli belli e quelli meno belli, sono stati per il suo percorso di crescita con suo figlio Giorgio.

Ora mamma Giuditta è molto grata per tutto questo e fatica a staccarsi da questa realtà. Le sue gambe tremano all’idea che debbano camminare da sole e ha paura che esse cedano ancora.

Cosa possiamo dire a questa mamma per accompagnarla verso la sua autonomia, certi che essa è la strada migliore per sé e per il suo bambino?

Non è più la stessa Giuditta che entrò un anno fa in comunità. Ora è una donna e una mamma molto più forte e con strumenti nuovi che ha avuto la capacità di metabolizzare e di fare suoi. Questo cammino l’ha resa più forte come donna e come mamma e ha fatto un’esperienza di aiuto e di sostegno che rimarrà dentro di lei per sempre (forse la sua prima e unica esperienza di aiuto e compagnia). L’ha cambiata, l’ha rigenerata e le ha dato la forza per poter fare da sola.

Le sue gambe ora ce la possono fare da sole a camminare verso il sentiero della vita con suo figlio. Lei forse ancora non lo sa, ma Giuditta è diversa e la compagnia che ha vissuto con noi le ha dato la forza necessario e il supporto per fare da sé.

Terrà dentro di sé in ogni momento della sua vita questa esperienza e in ogni momento potrà sfruttare quanto di bello e utile ha imparato e ha vissuto.

Non è quindi un abbandono, perché lei avrà sempre dentro di sé un pezzetto di comunità e potrà utilizzare quegli strumenti e quei vissuti sperimentati in precedenza.

Auguriamo quindi alla nostra Giuditta un cammino nuovo e pieno di speranza con il suo Giorgio.

La vita è la più grande delle avventure, e pertanto va vissuta. Le auguriamo di viversela al meglio e di avere sempre un posticino per noi nel suo cuore.

Tutto questo è stato possibile grazie a “Fame di Mamma” la campagna di Amici dei Bambini per dire basta all’abbandono in Italia. La Campagna va a sostenere tutti i progetti d’accoglienza di Ai.Bi. Amici dei Bambini sul territorio Italiano, tra cui la Family House, la prima “clinica italiana contro l’abbandono”. Casa, cura, protezione, ascolto, comprensione, supporto, fiducia: di questo hanno bisogno le donne che, rese fragili da maltrattamenti, malattie, povertà, rischiano di abbandonare i loro figli.

Visita la pagina dedicata alla campagna e scoprirai tanti modi per aiutare le nostre mamme  in difficoltà