Italia. La Casa accoglienza “Pinocchio” ad un anno dal primo lockdown. Ecco cosa provano i ragazzi

Al primo posto i ragazzi di Casa Pinocchio hanno messo la famiglia e il fatto di aver perso nell’ultimo anno diverse  occasioni di rivedere e abbracciare i propri cari.

È passato un anno da quando il Covid-19 è entrato nelle nostre vite e ha influenzato e modificato quelle che erano le nostre abitudini. Impatto ancora superiore se andiamo ad analizzare quanto ha comportato in un contesto comunitario quale una Casa Famiglia come Casa Pinocchioin cui convivono 8 minori assieme agli educatori.

Quasi ci siamo dimenticati di come era la quotidianità prima del coronavirus e ci sembrerà forse strano, in futuro, tornare a circolare liberamente senza distanziamento sociale o senza la presenza delle mascherine.

I ragazzi della comunità hanno vissuto quest’ anno in maniera differente. C’è anche chi ha colto questo periodo come un’opportunità per migliorare il proprio rendimento scolastico attraverso la didattica a distanza.

Abbiamo chiesto ad ognuno di loro cosa gli mancasse di più rispetto alle abitudini che avevano prima del Covid-19 e che sentimento provassero al riguardo.

A seconda della propria situazione personale, le risposte sono state differenti.

Al primo posto i ragazzi di Casa Pinocchio hanno messo la famiglia e il fatto di aver perso nell’ultimo anno diverse  occasioni di rivedere e abbracciare i propri cari, stravolgendo quello che era il programma delle visite e degli incontri.

È mancato, soprattutto nei primi mesi, il poter uscire e vedere gli amici, in particolare per coloro che hanno stretto nel territorio un’importante rete sociale. Dai mancati incontri con sorelle e fratelli, alla visita dei propri genitori se non in modalità a distanza, è mancato molto il contatto con la famiglia, gli amici e le fidanzate.

C’è poi chi gioca a calcio e ha visto sospese tutte le attività sportive, dagli allenamenti alle partite. Uno dei momenti di maggiore svago e sfogo nonché di aggregazione e integrazione sul territorio per tutti quelli che arrivano da luoghi differenti del cremasco. Lo sport può infatti rappresentare un punto di partenza per stringere forti legami sul territorio.

A molti manca anche il fatto di poter circolare senza mascherina perché vista come oggetto di fastidio.

Su una cosa però sono tutti d’accordo: il desiderio di lasciarsi alle spalle al più presto tutto questo periodo e tornare, almeno, a circolare liberamente, senza vincoli  di coprifuoco o nuovi lockdown.