Italia. Minori fuori famiglia (3): il 60% dei collocamenti in affido o in comunità dura più di quanto previsto dalla legge

affido sine dieAffido temporaneo… si fa per dire! Per molti minori, il collocamento presso famiglie affidatarie o comunità di tipo residenziale va ben oltre i due anni previsti dalla legge. Lo rivela il rapporto “Affidamenti familiari e collocamenti in comunità al 31.12.2012”, redatto dal ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Secondo questa relazione, quasi il 60% degli affidamenti si protrae per più di due anni e il 31,7% supera addirittura i quattro anni. Tutto ciò in palese contrasto con quanto affermato dall’articolo 4 della legge 184 del 1983. “Nel provvedimento di cui al comma 3 (di affidamento familiare, ndr) – si legge nel testo della norma -, deve essere indicato il periodo di presumibile durata dell’affidamento che deve essere rapportabile al complesso di interventi volti al recupero della famiglia d’origine. Tale periodo non può superare la durata di ventiquattro mesi ed è prorogabile, dal tribunale per i minorenni, qualora la sospensione dell’affidamento rechi pregiudizio al minore”. Tale proroga, sempre secondo la legge, può avvenire solo nell’esclusivo interesse del minore, cioè nel caso in cui l’interruzione del suo affidamento non giovi alla sua condizione.

Nella pratica, accade spesso che non si realizzino le condizioni per cui il minore possa rientrare nella sua famiglia di origine. Pertanto può capitare che un affido consensuale si trasformi in giudiziale o che un provvedimento di affido giudiziale venga reiterato, rendendo di fatto l’affidamento un fatto non più temporaneo, ma duraturo nel tempo. Il rischio, in questi casi, è che si imbocchi la strada dell’affido sine die. Una circostanza ben lontana dalla reale finalità di un provvedimento come appunto l’affido, che dovrebbe garantire al minore un ambiente sano e tutelato, durante un periodo che vede la sua famiglia di origine tentare di superare una fase di particolare difficoltà.

La situazione appare essersi aggravata negli ultimi anni. Per rendersene conto si può leggere la “Riflessione sulla situazione dei minori in affidamento o in comunità in Italia”, redatta dal Tavolo Nazionale Affido nel 2013, che analizzava più in dettaglio i dati sulla durata dell’affido di minori. Il testo faceva riferimento all’indagine “Bambine e bambini allontanati dalla famiglia d’origine. Affidamento familiari e collocamenti in comunità”, realizzata dal ministero delle Politiche Sociali e dal Centro Nazionale di Documentazione e Analisi sull’Infanzia e l’Adolescenza, che hanno preso in esame i dati aggiornati al 31 dicembre 2010. In quella data, tra minori in affido e in comunità, la quota di coloro che erano stati accolti nei tre mesi precedenti era solo del 9%; quelli collocati dai 3 ai 12 mesi precedenti il 24% e dai 12 ai 24 mesi un altro 24%. Il 22% però risultava in affido o in comunità già dai 24 ai 48 mesi e un altro 26% era fuori dalla propria famiglia di origine addirittura da più di 4 anni. Pertanto, quasi la metà dei minori fuori famiglia era in affido o in  comunità da almeno due anni. Oggi sono circa il 60%. In conseguenza di questo, risultavano allentati anche i rapporti con i genitori biologici: un terzo dei minori fuori famiglia, infatti, aveva nel frattempo perso i contatti con il padre e il 16% anche quelli con la madre.