Kafala, richiamo all’Italia: presentate due interrogazioni in Consiglio e Commissione Europea

L’On. Patrizia Toia, parlamentare dell’Alleanza dei Socialisti e Democratici del Parlamento Europeo (S&D), ha depositato due interrogazioni con richiesta di risposta scritta indirizzate una al Consiglio dell’Unione Europea ed una alla Commissione Europea con l’obiettivo di chiedere cosa intendano fare rispetto al fatto che alcuni Paesi, tra i quali l’Italia, non hanno ancora ratificato la Convenzione Aja 1996.

La ratifica della Convenzione dell’Aja del 1996 risolverebbe tutte quelle problematiche legate al riconoscimento uniforme nei diversi Stati dei provvedimenti di protezione dei minori in caso di trasferimento. Si tratta di situazioni che, in assenza di regole comuni, creano disparità e inibiscono il pieno godimento dei diritti dei minori. Questo avviene, ad esempio, rispetto al riconoscimento della kafala, considerato il più alto e diffuso strumento di protezione dell’infanzia negli Stati nordafricani, che in Italia non ha ancora trovato spazio nell’ordinamento interno.

L’Italia, infatti, a differenza di altri Paesi europei, si è troppo a lungo attardata nel mancato riconoscimento di questo istituto senza peraltro saper individuare fino ad ora strade e soluzioni sostenibili e percorribili per dar possibilità concrete e legali ai minori abbandonati di essere accolti da una famiglia italiana.

All’On. Patrizia Toia va il nostro ringraziamento per l’impegno dimostrato a sostegno dei bambini. Di seguito riportiamo i testi delle interrogazioni depositate.

Interrogazione con richiesta di risposta scritta al Consiglio dell’Unione Europea

Dall’entrata in vigore del trattato di Lisbona la “promozione della tutela dei diritti del minore” rientra espressamente, per la prima volta, tra gli obiettivi dell’Unione.

Con la decisione 2008/431/CE del Consiglio del 5 giugno 2008 alcuni Stati europei erano stati invitati a ratificare entro il 5 giugno 2010 la convenzione concernente «la competenza, la legge applicabile, il riconoscimento, l’esecuzione e la cooperazione in materia di potestà genitoriale e di misure di protezione dei minori», firmata a L’Aja il 19 ottobre 1996.

Questa ratifica è essenziale per la creazione di uno spazio giudiziario “comune” e garantisce il riconoscimento uniforme degli istituti di protezione dell’infanzia. Essa infatti contiene gli strumenti volti ad assicurare che nelle situazioni transfrontaliere che coinvolgono minori, le misure disposte da uno Stato per la protezione del minore o dei suoi beni siano riconosciute in maniera da tutelarne il superiore interesse. A questo fine la Convenzione prevede la cooperazione tra gli Stati coinvolti quando un minore sottoposto a misure di protezione alternative alla famiglia trasferisca la propria residenza da un paese all’altro, ciò che avviene, ad esempio, nel caso di affidamento a lungo termine che si trasforma in una sorta di adozione di fatto. Questi provvedimenti includono la kafala di diritto islamico, che è l’equivalente dell’adozione ma che non rientra nello scopo della Convenzione sull’adozione internazionale del 1993.

Visto il mancato rispetto della decisione 2008/431/CE da parte dell’Italia, può il Consiglio riferire come intende intervenire per raggiungere l’obiettivo della ratifica della Convenzione de L’Aja del 19 ottobre 1996, soprattutto adesso che è in pieno corso la crisi umanitaria dei paesi nordafricani che impone interventi urgenti e coordinati per la protezione dell’infanzia?

 

Interrogazione con richiesta di risposta scritta alla Commissione Europea

Dopo l’entrata in vigore del trattato di Lisbona la “promozione della tutela dei diritti del minore” rientra espressamente per la prima volta tra gli obiettivi dell’Unione.

Con la decisione 2008/431/CE del Consiglio del 5 giugno 2008 alcuni paesi europei erano stati invitati a ratificare entro il 5 giugno 2010 la convenzione concernente “la competenza, la legge applicabile, il riconoscimento, l’esecuzione e la cooperazione in materia di potestà genitoriale e di misure di protezione dei minori”, firmata a L’Aia il 19 ottobre 1996.

Questa ratifica è essenziale per la creazione di uno spazio giudiziario “comune” e garantisce il riconoscimento uniforme degli istituti di protezione dell’infanzia. Essa infatti contiene gli strumenti volti ad assicurare che nelle situazioni transfrontaliere che coinvolgono minori le misure disposte da uno Stato per la protezione del minore o dei suoi beni siano riconosciute in maniera da tutelarne il superiore interesse. A questo fine la convenzione prevede la cooperazione tra gli Stati coinvolti quando un minore sottoposto a misure di protezione alternative alla famiglia trasferisca la propria residenza da un Paese all’altro, ciò che avviene ad esempio nel caso di affidamento a lungo termine che si trasforma di un sorta di adozione di fatto. Questi provvedimenti includono la kafala di diritto islamico, che è l’equivalente dell’adozione, ma che non rientra nello scopo della convenzione sull’adozione internazionale del 1993.

Considerato che alcuni paesi non hanno ad oggi provveduto alla ratifica e hanno quindi ignorato la decisione 2008/431/CE, può la Commissione – anche alla luce della risoluzione del Parlamento europeo del 19 gennaio 2011 (P7_TA(2011)0013) – comunicare le misure che intende adottare concretamente per favorire il riconoscimento uniforme in Europa delle misure di protezione alternative all’adozione ma con analoga funzione (come la kafala)?