Kenya. Il Governo di Nairobi e Amici dei Bambini insieme nella lotta all’abbandono

bambino kenyota 400 286Sette anni di presenza in Kenya. L’impegno di Amici dei Bambini nel paese africano a favore della lotta all’abbandono è pienamente riconosciuto da interlocutori locali e statali. Di qui l’invito ricevuto da parte del Governo di Nairobi a partecipare, insieme all’Unicef e ad altre Ong presenti nel territorio, a un importante incontro organizzato dal Dipartimento dei Bambini, settore del Ministero della Giustizia).

Obiettivo dell’incontro era fare il punto sulla condizione attuale della protezione dell’infanzia nel Paese e discutere di forme alternative di accoglienza con la finalità di elevare gli standard nazionali.

Importante la stesura e condivisione di due documenti che mettono nero su bianco l’attenzione rinnovata da parte del Governo per garantire ai minori la possibilità di vivere in famiglia.

Durante l’incontro sono emersi alcuni punti critici quali la mancanza di una banca dati precisa e aggiornata dei bambini residenti in istituto e addirittura la mancata mappatura delle stesse strutture di accoglienza presenti nel Paese. Altro aspetto affrontato è la mancanza di coordinamento tra le organizzazioni della società civile. Aspetto che causa da un lato la mancanza di sostegno in alcune aree geografiche, dall’altra la duplicazione nelle stesse località di interventi attivi.

I partecipanti, divisi in gruppi di lavoro, hanno approfondito tematiche importanti: la reintegrazione familiare, l’adozione e il tutoraggio, l’affido informale intra-familiare, l’affido e la kafala, le necessità dei careleavers e il supporto necessario per i ragazzi che- raggiunta la maggiore età- escono dall’istituto.

Il primo passo sarà il registro di tutti coloro che offrono servizi nel settore dell’infanzia a livello nazionale, con la possibilità di renderlo fruibile anche online. Tra interventi ritenuti necessari per il futuro l’attività di sensibilizzazione delle comunità locali, la formazione del personale, la creazione di un comitato nazionale che si dedichi alle forme alternative di accoglienze. Non ultimo l’elaborazione di un manuale nazionale sulla reintegrazione familiare, da realizzare in sinergia con il Governo e il coinvolgimento degli enti religiosi che si occupano di infanzia.