Kosovo, cooperazione fa rima con famiglia: l’affido Made in Italy targato Ai.Bi. e Ministero degli Esteri

bambinidelkosovoNome in codice: AID9494/AIBI/KOS. Pochi caratteri per un grande obiettivo: promuovere è rafforzare il sistema nazionale dell’affido. Stiamo parlando del progetto di cooperazione internazionale realizzato in Kosovo da Amici dei Bambini, con il cofinanziamento del Ministero italiano degli Affari Esteri e la partnership del Ministero kosovaro del Lavoro e dei Servizi Sociali. Un progetto giunto recentemente alla conclusione e celebrato con una conferenza di chiusura svoltasi martedì 18 novembre nella sede dell’ambasciata italiana a Pristina, capitale del Kosovo.

Alla cerimonia hanno partecipato un centinaio di ospiti, tra assistenti sociali, direttori dei servizi sociali, assessori al welfare, referenti di Ai.Bi. e di altre organizzazioni non governative italiane, rappresentanti dei ministeri coinvolti, delle famiglie affidatarie e della rete di tutela dei diritti dei minori.

Parole di grande apprezzamento per l’opera compiuta sono giunte dall’ambasciatore italiano in Kosovo, Andreas Ferrarese, che nel suo intervento nel corso della conferenza ha ricordato gli importanti risultati raggiunti.

“Il progetto realizzato da Ai.Bi. – ha detto Ferrarese – ha avuto il merito di interpretare e realizzare pienamente i principi espressi dalla Convenzione Onu per i Diritti del Fanciullo.  La Convenzione, infatti, prevede espressamente l’affido come forma alternativa di protezione del minore laddove questi non possa ricevere adeguata cura da parte della famiglia di origine. Le attività del progetto si sono focalizzate in particolare su due tipologie di azione tra loro integrate. Da una parte, il miglioramento delle capacità del personale pubblico e privato preposto al lavoro con i minori e le famiglie in difficoltà”. Dall’altra, la promozione di “una campagna di sensibilizzazione sulle modalità e i principi dell’istituto dell’affido”. Nell’ambito di tale intervento, come ricordato dal diplomatico italiano, è stata realizzata una casa famiglia e favorito lo sviluppo di “una collaborazione sinergica tra sistema sanitario, scolastico e di protezione sociale.

L’obiettivo del progetto (il cui nome completo è: “Rafforzamento dei servizi in favore dei minori in carico ai Centres of Social Work del Kosovo per motivi familiari”) era quindi quello di rinnovare profondamente il sistema dell’affido. Il bambino in affido, infatti, come ricordato nel corso della conferenza, necessita di iniziative nuove e incentrate sulla corresponsabilità tra pubblico e privato sociale, non solo da un punto di vista finanziario. A questo scopo, Ai.Bi. ha provveduto alla formazione di alcune figure chiave nel supporto psicologico dei minori: servizi che verranno acquistati dalle istituzioni preposte a seguire i processi di affido. In questo modo, “si garantisce un miglioramento sostanziale della qualità dei servizi sociali per minori in condizione di particolare vulnerabilità – ha affermato l’ambasciatore – e si mantiene un costante e utile canale di collaborazione con le organizzazioni della società civile”.

Nel corso della conferenza, è stato dato spazio anche alla testimonianza particolarmente toccante di una famiglia affidataria, cha ricordato ai presenti l’importanza delle famiglie non solo come luogo per eccellenza per la garanzia del diritto del minore di essere figlio, ma come risorsa da curare e salvaguardare.