La crisi dell’affido: meno 700 famiglie in due anni. Conoscere le cause per rilanciare l’accoglienza familiare temporanea

famiglia (1)okÈ da diversi anni che Ai.Bi. denuncia una crisi nel settore dell’affido. Ora, a questa voce unica e inascoltata, si è aggiunta anche quella delle istituzioni.

Nel corso della Giornata Nazionale Mondiale dei diritti dell’infanzia, la Presidente della Commissione Bicamerale dell’Infanzia e dell’Adolescenza Michela Vittoria Brambilla, nel discorso di apertura del convegno “Il diritto di bambini e ragazzi alla famiglia: come rilanciare adozioni e affidi”, ha toccato le problematiche relative al tema dell’accoglienza temporanea. Dalle sue dichiarazioni, che riprendono i dati raccolti dalla precedente Commissione, emerge che accanto alla crisi delle adozioni internazionali anche l’affido non naviga in buone acque. Le famiglie affidatarie sono in calo: in due anni sono usciti dal sistema 700 genitori affidatari. Dai 15.200 affidi del 2008 si è passati ai 14.500 del 2010.

La senatrice del M5S Enza Blundo, Vicepresidente della Commissione Bicamerale dell’Infanzia, sembra indicare come causa principale di questo crollo, non tanto la mancanza di famiglie pronte ad accogliere, quanto la presenza di affidi troppo lunghi e famiglie poco seguite. Oggi prevale il sine die, un affido a tempo indeterminato, laddove invece l’obiettivo sarebbe quello di offrire una stampella a una famiglia in difficoltà, in attesa che possa nuovamente occuparsi dei propri figli. “Negli ultimi dieci anni l’istituto dell’affido ha erroneamente assunto il carattere di misura permanente. Occorre invece ritornare alla originaria caratteristica della temporaneità e garantire espressamente il diritto del bambino a crescere in primo luogo nella famiglia d’origine, prevedendo che i nuclei familiari in difficoltà ricevano un adeguato sostegno dallo Stato, dalle Regioni o dagli enti locali così come sancito dalla Legge n.149/2001″.

Il pensiero della Blundo trova fondamento proprio nel successo del progetto “Bambini in Alto Mare”, lanciato da Ai.Bi., per far fronte all’emergenza Lampedusa e trovare nuclei familiari disposti a prendersi cura dei minori stranieri non accompagnati presenti sull’isola. Ad oggi, all’appello hanno risposto più di 846 famiglie. Un dato eccezionale che dimostra la generosità e l’ospitalità del popolo italiano in contrasto con l’incapacità da parte dello Stato di risolvere la situazione.

Le famiglie dunque ci sono, la volontà anche. Affinché l’affido funzioni, occorre semplicemente rispettare la sua natura di accoglienza a tempo determinato. Questo è il motivo per cui Ai.Bi. ha proposto di cambiarne il nome da “affido” ad “accoglienza familiare temporanea”. Un’accoglienza alla portata di tutti, dalle coppie ai single, e non necessariamente full time, ma che impegni anche solo per poche ore al giorno.

Occorre però diffondere il tema dell’accoglienza temporanea fra le persone. A questo proposito Amici dei Bambini ha organizzato un Open Day , previsto per sabato 23 novembre, che interesserà diverse città italiane (Barletta, Bologna, Bolzano, Cagliari, Firenze, Messina, Mestre, Milano, Roma, Salerno, Torino). Seminari, incontri con le famiglie affidatarie, approfondimenti con psicologi ed esperti. Durante gli appuntamenti verrà presentato anche i manifesto dell’Associazione che raccoglie la sua battaglia per una riforma sostanziale dell’affido.