La domanda che non ti aspetti: «Cosa possiamo fare per la Siria?»

foto bambini campo siriaOggi riporto con piacere la bella testimonianza di Alice Paolin, collega responsabile della sede di Ai.Bi. a Mestre, che in occasione di un recente incontro con gli studenti di un istituto tecnico di Venezia ha avuto modo di confrontarsi sul tema della Siria. Rimanendo positivamente colpita da questa esperienza. Grazie Alice!

 

“A volte gli incontri casuali ti cambiano un po’, ti rendono più forte… e gli incontri con persone che non conosci e che (poco umilmente) non penseresti mai, lo fanno ancora più in profondità!

Inizi la giornata pensando che dovrai portare a termine i tuoi compiti quotidiani: il tuo lavoro oggi ti porta in una scuola a parlare di “minori” e sei tutta concentrata sulle “solite” notizie da dare e come d’abitudine ripassi le due/tre cose che ritieni importante lasciare, mentre cammini nel tepore di una giornata primaverile…

Eccoci nell’aula magna più gotica e restaurata che tu abbia mai visto… un po’ freddina, però. E inizi a raccontare.

Ma a un certo momento, mentre parli in una classe di un istituto tecnico della città di Venezia, durante la visione di immagini, video e frasi su slide preparate da te per dimostrare che non stai inventando, e che raccontano della Siria, della situazione drammatica che vive quel paese, quel popolo, quell’infanzia… si alza la mano di una sedicenne in fondo all’aula magna, che ti chiede: “cosa possiamo fare noi?”

Ecco, sono spiazzata!

È la stessa domanda che mi pongo ogni volta che accendo un notiziario e sento contriti politicanti che pronunciano un comodo “non possiamo permettere che continui così”, o ogni volta che sui social network o sui siti di denuncia vedo un neutrale “mi piace”, o quando sulle riviste – a detta – più sensibili leggo dichiarazioni di esperti della diplomazia internazionale che iniziano l’intervento partendo da Adamo ed Eva con un barboso “dobbiamo considerare diversi aspetti…”

Quanta fuffa! Quante parolone che non vogliono darti una risposta semplice e veritiera, cara sedicenne!

Arranco anch’io nel darti una risposta.

Non posso neanche consigliarti un campo di volontariato di Ai.Bi. nelle zone confinanti in Turchia, dove la nostra ONG porta avanti i progetti di emergenza, perché sono rivolti solo a maggiorenni.

Non me la sento di darti informazioni fumose e vaghe: rispetto troppo la tua fresca intelligenza.

E penso a me, a cosa sto facendo. E ne parliamo insieme.

Con la tua domanda mi permetti di riflettere, insieme a te e ai tuoi compagni, sul tipo di realtà, per lo più virtuale e asettica, che stai vivendo e che non ti soddisfa (che sto vivendo e che non mi soddisfa).

Ragioniamo su quella falsa protezione che gli adulti che governano la tua (e la mia, e la vostra!) esistenza, stanno proclamando. Sulle mura, le barriere, i confini che si stanno cementando per invogliarci a dirigere le nostre menti verso “altro” e che ci spingono a indirizzarci verso frivole questioni astratte.

Lo sai bene, lo sanno bene tutti i ragazzini che sono di fronte a me ora: la morte c’è, ci tocca, è vicina. E la guerra che sta affliggendo paesi non così distanti dalla nostra vita si fa sentire col fiato sul nostro collo. La gente muore, tuoi coetanei muoiono, bambini (il centro della nostra lezione di oggi) muoiono. E noi siamo qui, in una struttura settecentesca, in uno dei rioni migliori della città più bella del mondo e ci lamentiamo per il riscaldamento troppo basso.

È stato utile chiedersi “ma cosa possiamo fare noi?”, perché vi siete resi conto che il mondo intorno a voi non è solo smartphone, musica da scaricare, e Dio solo sa cos’altro fate voi sedicenni di oggi (parlo da vecchia trentottenne!): per questo avete coinvolto nella riflessione anche me.

Conveniamo che bisogna sapere! Bisogna informarsi! E non bersi quello che i mass media (o gli adulti) propinano.

La sete di conoscere deve essere coltivata, e i tuoi professori lo sanno e ti stanno offrendo varie occasioni di approfondimento. Stimoli. “Cose nuove”.

Per fortuna i tuoi insegnanti non si fermano solo ai libri di testo e/o alle indicazioni ministeriali (e quando sento le chiacchiere da bar della gente per strada sullo sfascio della scuola e che “eh, ai miei tempi sì che si studiava e ci insegnavano l’educazione” o le critiche sui due mesi di ferie… capisco che per alcuni, la fortuna che hai tu, i bravi insegnanti coraggiosi che hai non l’hanno avuta).

I tuoi professori s’interessano anche di dare a te e ai tuoi compagni conoscenze che vanno al dì là del testo stampato e che coinvolgono anche altri soggetti, attori del mondo. Oggi, ad esempio, è un operatore di Ai.Bi. che ti racconta l’esperienza sul campo dei nostri cooperanti, testimonianze, immagini, progetti… per darti un’immagine reale della società di cui fai parte e che dovrai aiutarci a migliorare!

Bella, la tua domanda: mi dà gioia, mi fa capire che non sono sola a voler dare il mio contributo (per poco che possa essere) al cambiamento. La tua domanda è una goccia di speranza in più, mi fa capire che sto lavorando per il Bene e che ho al mio fianco te e i tuoi coetanei. 

Sento la voglia di essere protagonista, tua, mia. Percepisco la presa di coscienza che “bisogna fare qualcosa”. Non sai ancora COSA, magari, ma tu continua a volere che le cose cambino! Cerca, cerca, cerca… E so che non sei la sola, cara sedicenne. E che non sono sola.

Me lo conferma un semplice “grazie per quello che fate” che due tue compagne, uscendo dalla classe, mi hanno rivolto quasi sommessamente, al termine delle due ore.

Mi ha fatto provare quel calore che voglio arrivi fino in Siria, per accarezzare quei bambini, quei “minori” di cui abbiamo parlato nella nostra lezione, che si aspettano che “cosa possiamo fare noi”.

Mi metto il cappotto, dopo due ore in una sala freddissima, ma con il cuore riscaldato!”

 

Luigi Mariani
Country coordinator di Ai.Bi. in Siria

 

Ai.Bi. ha lanciato la prima campagna di Sostegno a Distanza per aiutare le famiglie siriane a restare nel proprio paese e continuare a crescere i propri figli in condizioni dignitose, nonostante la grave crisi. Cibo, salute, scuola, casa, gioco: queste le cinque aree d’intervento. Per avere maggiori informazioni sull’iniziativa e per dare il tuo contributo, visita il sito dedicato.