La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai: Marco Griffini inaugura la XXII Settimana delle famiglie

Senza-titolo-6Nel trentesimo anniversario della prima adozione di Amici dei Bambini, il presidente di Ai.Bi. apre i lavori richiamando un passo di Luca (10, 2): “La messe è abbondante, ma pochi sono gli operai“. Sono tantissimi, troppi i bambini abbandonati, la “messe da raccogliere” e pochissime, troppo poche le famiglie, “gli operai”.

In questi trent’anni, illuminati dalla spiritualità dell’adozione, il “grande tesoro scoperto da Ai.Bi.” dieci anni fa, la missione è rimasta la stessa, ma va perseguita con ancora più forza e determinazione in un momento di crisi come quello attuale che stiamo vivendo.

Qual è la missione? “Mai più un bambino senza famiglia”, perché ogni bambino ha diritto a una madre e a un padre, perché in ogni bambino c’è il volto di Gesù che urla il suo abbandono.

Il compito è grande e si declina in quattro punti fondamentali, che rendono il tema più che mai attuale.

-L’accoglienza di un bambino abbandonato è “il più grande atto di giustizia” che una persona possa compiere nella propria vita. I genitori adottivi e affidatari rigenerano, riscoprono, liberandoli da ogni incrostazione, il motivo e la causa per cui sono stati pensati e creati da Dio: essere un dono d’amore, essere l’immagine di Dio e la giustizia di Dio.

-Ogni persona non solo può, ma deve compiere questo atto di giustizia, specialmente se si dichiara cristiana. Alle coppie sterili è riservata la grazia della sterilità feconda e proprio in virtù di questa grazia, sono chiamate a collaborare con questa opera di salvezza.

-La volontà del Padre, proclamata da Gesù, è che “neanche uno di questi figli si perda”. Ogni bambino abbandonato deve essere salvato, perché l’abbandono è la negazione della vita stessa. Non ci può essere nessun bambino, nessun ragazzo abbandonato per il quale Ai.Bi. non cerchi una famiglia. Anzi, più sano difficili le prospettive per l’accoglienza, più deve aumentare lo sforzo, la preparazione, le preghiere.

-Il quarto, ultimo punto è un impegno per il futuro e il programma per i prossimi anni. Un vero e proprio piano di battaglia: ingaggiare la lotta gigantesca e finale contro la quarta emergenza umanitaria: l’abbandono.

“Una guerra di trincea, dura, fatta di continui e sfiancanti corpo a corpo”, avverte Griffini. “Una guerra nella quale sembra di non avanzare nemmeno di un passo, tanto più adesso, in un momento di crisi generalizzata delle adozioni, dell’affido, del volontariato e della solidarietà. Ebbene, è proprio nei momenti più impegnativi che occorre impegnarsi di più: o si vince o si perde. E noi vogliamo che sia la vita a vincere. Vogliamo che ogni bambino abbandonato possa rinascere figlio”