La morte di Stefano Cucchi: chi ha fermato la pietà?

cucchi“Chi ha accolto un bambino abbandonato non può non riflettere sulla vicenda di Stefano. Prima di tutto Stefano è un figlio, come ne abbiamo incontrati tanti nella nostra storia associativa: ragazzi difficili,con pesanti storie sulle loro spalle nonostante la giovane età; ragazzi persi, alla ricerca di una storia che non troveranno mai; ragazzi violenti, segnati nel profondo dal male dell’abbandono……ma innanzitutto dei figli,i nostri figli.

I figli dell’ansia, della preoccupazione, della rabbia,della delusione,della angoscia,del dolore……dell’amore!

Non riuscivo a staccare gli occhi dalle colonne del giornale:in quelle righe ho vissuto il dramma di un padre e di una madre di fronte alla porta chiusa di un ospedale. Al di là, in una stanza, il loro figlio stava soffrendo. Giorno dopo giorno un inutile bussare, una notizia, un’informazione…una speranza: quella porta è sempre rimasta chiusa e,al di là, un figlio stava morendo.

Ho rivisto in quella stanza mio fratello: a poche ore dall’incidente,la sua vita ci stava lasciando. “Mamma, muoio, aiutami!” e l’ho rivista prendere su di sé quell’immenso dolore per “partorire” dolcemente quel figlio ad una nuova vita.

Chi ha fermato la pietà davanti a quella porta chiusa? Un figlio, chiunque esso sia, è e rimane sempre un figlio e ha diritto a morire nell’amore.”

Marco Griffini,

Presidente di Ai.Bi. – Amici dei Bambini