La storia dei bacha-bazi in Afghanistan. Bambini costretti a ballare, travestiti da donna, abusati

bambini afghanistanBambini travestiti da femminucce e bambine costrette ad atteggiarsi da maschietti. Minori  venduti ad adulti che, avendoli di fatto comprati, ne decidono anche l’identità. Il tutto con il tacito assenso della comunità, in nome di una tradizione secolare assurda ma socialmente accettata. È quanto accade in Afghanistan, dove i più piccoli hanno un prezzo e diventano vittime di tratta e di pratiche atroci: abusi di cui si parla poco, perché ancora oggi rappresentano un tabù.

I maschi prendono il nome di “bacha-bazi”, “bambini per gioco”, perché vengono obbligati a indossare abiti femminili e a essere sfruttati sessualmente da uomini molto più grandi di loro. Il calvario inizia da adolescenti, quando vengono adescati per strada, rapiti o prelevati dalle proprie famiglie da parte di gente ricca e potente, disposta a comprarli e a mantenerli economicamente. Solo per soddisfare i propri morbosi desideri.

Da quel momento, il bambino diventa a tutti gli effetti una proprietà di chi lo ha acquistato e viene costretto a cambiare identità. Vestito da donna, “decorato” da campanelli ai polsi e alle caviglie, truccato con un po’ di make-up al viso, deve imparare a cantare e ballare. E alla fine della danza viene violentato dai suoi “proprietari”. I quali portano avanti questa assurda tradizione sfruttando le condizioni di povertà in cui vivono le famiglie di questi ragazzini. Presso la loro comunità sono troppo potenti e influenti e sanno che i genitori dei bambini non avrebbero mai il coraggio di opporsi, rifiutare e denunciare la loro pretesa di impadronirsi dei loro figli.

I bambini stessi, una volta divenuti maggiorenni e liberati, non se la sentono di denunciare i loro aguzzini. Sanno bene che, se lo facessero, verrebbero accusati – loro! – di omosessualità. In compenso, porteranno con sé per tutta la vita i traumi di quell’esperienza. Una condizione di sottomissione che unisce prostituzione e pedofilia segna i ragazzi per sempre. A nulla serve che la vicinanza a uomini di potere elevi lo status sociale dei bambini, se poi questi vengono identificati come “proprietà” di quegli stessi uomini e quindi resi vulnerabili.

Una sorte simile tocca a migliaia di bambine afghane, le “bacha-posh”: ragazzine vestite e trattate a tutti gli effetti come dei ragazzi. Per le madri, in alcune zone del Paese, non avere partorito figli maschi è considerato ancora un disonore. Per questo, tra le tante figlie femmine, i genitori ne scelgono una destinata a diventare “il maschio di casa”. Le tagliano i capelli, le mettono i pantaloni, le vengono concessi tutti i diritti e i privilegi di cui godono solo gli uomini, come studiare e lavorare. Ma di fatto perde la sua identità e il diritto di sviluppare la sua personalità.

Tutto questo finché non arrivano in età da marito. A quel punto, in una notte, le ragazze vengono svestite dei loro abiti maschili e tornano donne. Che, in alcune zone dell’Afghanistan, vuol dire perdere diritti, libertà, privilegi. Devono subire un altro cambiamento e di lì a poco finiscono per sposare un uomo che non hanno scelto.

Davanti a tutto questo la legge del Paese resta inerme. Nonostante l’ordinamento giudiziario afghano non ammetta queste pratiche, in quanto contrarie alle norme della convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Ma davanti allo strapotere di alcuni soggetti, le autorità locali chiudono spesso entrambi gli occhi.

 

Fonte: Huffington Post