«L’adozione internazionale sembra una cosa riservata ai ricchi»

Abbiamo intervistato il giornalista e scrittore Antonio Galdo, già direttore dell’Indipendente, firma di Panorama, Economy, Messaggero e Mattino, tra i primissimi sottoscrittori del Manifesto per una nuova legge dell’adozione internazionale. Galdo è autore del libro “Non sprecare”, edito da Einaudi e prossimamente disponibile anche in versione tascabile.

Ai.Bi. – Lei è stato uno dei primi sottoscrittori del Manifesto Ai.Bi.. Che cosa l’ha indotta ad aderire alla nostra proposta?

Galdo – Innanzitutto ho molti amici – e qualche parente – che hanno affrontato il calvario delle adozioni internazionali. Lo chiamo calvario perché in Italia siamo riusciti a far diventare complicato perfino un gesto di amore e di generosità come questo. Tra i miei cari che hanno affrontato questo percorso ho visto alcuni riuscire, ma altri addirittura ritirarsi. In seconda battuta mi colpisce la dimensione di questo fallimento: dimezzati i decreti di idoneità, crollata la disponibilità delle coppie. Evidentemente le famiglie si scoraggiano alla notizia che dovranno impiegare fino a 48 mesi e prepararsi a spendere fino a 30mila euro. Una cifra molto consistente, specie di questi tempi. L’iter adottivo è divenuto purtroppo per noi una metafora degli sprechi all’italiana.

Ai.Bi. – Lei è l’autore del libro di grande successo “Non sprecare”, un tema quanto mai di attualità. Crede che la filosofia insita nel suo messaggio sia applicabile anche alle adozioni internazionali? 

Galdo – La filosofia alla base del libro è che lo spreco di cui siamo diventati prigionieri non è più soltanto spreco di beni materiali, ma per epidemia, si è trasmesso anche ai beni immateriali: stiamo soffrendo di uno spreco di talento e di vita. Io credo che il lavoro della vostra associazione sia l’opportunità per creare una rete forte, sia perché l’adozione internazionale è un punto d’osservazione ideale per guardare in modo più lungimirante a questa crisi economica internazionale, sia perché l’adozione stessa è divenuta una grande occasione sprecata.

Ai.Bi. – Qualche settimana fa abbiamo lanciato la proposta di una spending review che investa anche il settore delle adozioni internazionali. Ritiene che sia un tema su cui bisognerebbe riflettere?

Galdo – È assurdo pensare che una coppia debba sobbarcarsi un onere di spesa di 30mila euro. Vuol dire che l’adozione è riservata ai ricchi. Penso che sia un modo per dire “non fatelo”. Ed io non mi fido molto dei sistemi che, in un modo o nell’altro, riservano qualcosa ai soli ricchi. Certo, è giusto che il sistema sia dotato di filtri e garanzie, ma questo non significa che debba mettere la gente in catene. Tra l’altro le persone di mia conoscenza che sono riuscite ad adottare erano tutte di reddito medio-alto, questo è un dato che dovrebbe far riflettere il legislatore.

Ai.Bi. – Quanto il mondo del giornalismo e della letteratura è sensibile al tema adozioni, oggigiorno?

Galdo – Mah! Il mondo del giornalismo soffre di un virus tipico del nostro modello di civiltà, è vittima dell’informazione di massa che fa perdere di vista fatti e fenomeni importanti, come quello della famiglia. Credo però, di contro, che il pubblico dei lettori sia molto interessato alle storie di adozione e dia loro molto credito, ed è questo l’interlocutore su cui puntare.

Ai.Bi. – Un appello a famiglie, colleghi e istituzioni per la sottoscrizione della proposta di legge?

Galdo – Sostenete questa iniziativa! E aggiungo: vigilate su come questa battaglia si svilupperà e su cosa si riuscirà a portare a casa.