Lasciarsi morire a 17 anni per mettere fine alla depressione. Questa è l’Europa del “progresso”

Griffini (Ai.Bi.): “Milioni di ragazzi e ragazze abbandonate ci insegnano la speranza contro una cultura che invece disprezza la vita”

Il “progresso”, così come lo intende la contemporanea società nichilista, è anche la storia di Noa Pothoven. Una ragazza olandese di 17 anni che ha scelto di togliersi la vita, lasciandosi morire, così pare, di stenti. Nonostante, fisicamente, parlando, non avesse alcun problema. Noa era però stata stuprata, da giovanissima. Da quel momento, nonostante la pubblicazione di un libro autobiografico e nonostante fosse seguitissima sul web, era caduta nel tunnel della depressione. Così è arrivata la drammatica scelta.  Eppure Noa era bella. Eppure Noa aveva una vita davanti. Ma questo non le ha impedito di scegliere di morire. Di strappare a se stessa il dono più prezioso, in nome della “libertà” di scegliere. 

Già, la libertà. E questo è proprio il tipo di libertà che l’Europa degli aborti e dell’eutanasia concepisce. La libertà di morire. “Nel 2017, circa 6.585 persone hanno chiesto e ottenuto l’eutanasia in Olanda, circa il 4,4 per cento dei decessi totali nel Paese”, riporta l’agenzia di stampa ANSA. A Noa, però, almeno quella libertà è stata negata, a quanto si è appreso dopo le prime, confuse, notizie. E così ha scelto di farlo da sola. Di spegnersi.

Una situazione, fatta salva la drammaticità dell’esperienza vissuta da questa giovane ragazza olandese, terribile. Inquietante e oscura. Ma, di fronte a questo nulla che avanza, di fronte a questo abisso infinito, si staglia anche la speranza. Quella speranza che, come spiega il presidente di Ai.Bi. – Amici dei Bambini, realtà da sempre impegnata nella lotta all’abbandono minorile, Marco Griffinici insegnano milioni di ragazzi e ragazze abbandonate che, nonostante  le difficoltà drammatiche della loro vita, spesso segnate da inimmaginabili episodi di violenza, di abusi indicibili, lottano ogni giorno, nella solitudine del loro abbandono, per mantenere, con tutte le loro forze, la speranza che un giorno potranno essere ‘veri figli’ e quindi, finalmente liberi di poter ridare il vero significato al dono della loro vita”.

Un evento, quello accaduto in Olanda, che ha sconvolto l’opinione pubblica. “Dobbiamo ricominciare – prosegue Griffini – a lanciare messaggi di speranza. Siamo immersi oggi in una cultura seminata dal disprezzo della vita: di quella degli altri, ma anche della propria. La vita, invece, è sempre e comunque un dono, anche quando tutto sembra essere perduto, la speranza ci riporta a comprendere il significato del perché siamo stati un giorno pensati e creati”.