Le comunità educative vanno chiuse perché non esistono surrogati alla famiglia affidataria. Occorre una nuova legge

Senza-titolo-6“Per cominciare: parliamo di AFT, Accoglienza Familiare Temporanea, e non di Affido”: è la prima, ferma dichiarazione di Cristina Riccardi, esperta di tematiche di affido e consigliere di Ai.Bi. Amici dei Bambini con delega all’affido familiare. “I nomi sono importanti e cambiano la prospettiva e la sostanza dei contenuti!”.

Proprio a Gabicce verrà presentato il Manifesto di Ai.Bi. per una nuova legge dell’Accoglienza Temporanea Familiare, che ha fra i suoi punti cardine una riforma culturale fondamentale, passare dal “sine die” alla vera temporaneità. E ha un obiettivo ambizioso, che è un vero traguardo di civiltà: la chiusura delle Comunità Educative entro il 31 dicembre 2017.

In fondo, non c’è una grande differenza fra i vecchi istituti, gli orfanotrofi chiusi per legge, e le Comunità Educative?

“Purtroppo no, la sostanza del collocamento in comunità è la stessa degli istituti. Inutile nascondersi la verità: gli istituti non hanno mai chiuso. E’ lo stile di assistenza, anziché accoglienza, che non è cambiato”, spiega Cristina Riccardi. “I ragazzi sono ospitati in piccoli gruppi non superiori a 12, ma sono in mano ad educatori che fanno turni di lavoro e cambiano nell’arco della giornata. Anche il turn-over è impressionante, ancor più grave ora che molti Comuni faticano a pagare le rette alle comunità (decisamente alte)”.

Nella legge 149, si diceva esplicitamente che il ricovero in istituto doveva essere superato entro il 31 dicembre 2006 mediante affidamento ad una famiglia…

“Già, e proprio  l’art.2 comma 4 della Legge 149  (“Disciplina dell’adozione e dell’affidamento dei minori”) contiene una delle più grosse assurdità, perché prosegue così: ove ciò non sia possibile, mediante inserimento in comunità di tipo familiare caratterizzate da organizzazione e da rapporti interpersonali analoghi a quelli di una famiglia. Qualcuno mi può spiegare quali sarebbero i rapporti interpersonali analoghi a quelli di un padre e una madre?!”

In effetti alcune Comunità si sono attrezzate con la presenza di due educatori, maschio e  femmina…

“Ma questo è scimmiottare una famiglia, non certo offrire a un bambino quello di cui ha bisogno! Anzi, quello che è un suo diritto inalienabile, il diritto a crescere con una mamma e un papà. Non esistono surrogati, non ci sono relazioni analoghe a quelle fra due genitori e fra genitori e figli. Con questo non escludo che fra gli operatori e i minori si possano creare rapporti anche di tipo affettivo, ma non hanno nulla a che vedere con i rapporti familiari”.

Lo stare in comunità è assistenza, non accoglienza. E gli affidi che durano per un tempo indeterminato non generano benessere: sono questi due principi ispiratori del Manifesto.

“Questo è il cuore di Ai.Bi, un bambino non può vivere senza la carezza della famiglia. Perciò anche l’Accoglienza Temporanea Familiare, che è sicuramente un passo in avanti rispetto all’assistenza di un minore in una Comunità Educativa, non è LA soluzione per superare l’abbandono. E’ solo una sospensione e non può durare troppo a lungo. Un bambino sospeso è un bambino appeso a un filo… E chi vorrebbe vivere così? Non c’è nulla che possa sostituire l’amore di un padre e una madre”.

Tutti i dettagli e le novità del Manifesto e della nuova legge dell’Accoglienza Temporanea Familiare saranno presentati a Gabicce il  27 agosto