Le famiglie di Ai.Bi.? Non solo genitori adottivi o affidatari

famiglia200Famiglie che si mettono in gioco per aiutarne altre con un solo obiettivo condiviso: restituire a tanti bambini abbandonati il diritto a essere figli. Questo è Amici dei Bambini come movimento di famiglie.

Non solo coppie adottive e affidatarie – precisano Cristina e Paolo Pellini, una delle coppie storiche di Ai.Bi., nonché referenti per l’accoglienza familiare temporanea – ma anche ‘normali’, tutte però accomunate dalla voglia di mettersi in gioco nella lotta all’abbandono”. Per fare questo, infatti, non è necessario aver adottato o accolto in affido un minore: è la stessa esperienza della genitorialità a non poterti lasciare indifferente e a spingerti a prodigarti per gli altri che vivono o che vorrebbero vivere la stessa condizione.

“È proprio alla luce del loro essere genitori – dicono i Pellini – che circa mille coppie, sparse su tutto il territorio italiano, dedicano parte del loro tempo e delle loro energie ad Amici dei Bambini e alla causa dei bambini abbandonati”.

Ma è in generale tutta l’operatività di Ai.Bi. a essere ispirata al concetto di famiglia. Anche gli operatori, pur nella loro elevata professionalità, si relazionano con le coppie adottive nello stesso modo in cui ci si confronterebbe tra famiglie, all’insegna della comprensione dei bisogni e delle speranze delle famiglie stesse.

L’affiancamento degli aspiranti genitori, per il movimento di Ai.Bi., si traduce nella trasmissione di esperienze di vita vissuta e non solo nell’applicazione di mera teoria o di fredde procedure.  Alla luce di questo, “anche i legami tra le case famiglia e le coppie affidatarie da un lato e l’associazione dall’altro – precisano Cristina e Paolo – sono basati sulla piena condivisione di progetti e obiettivi fondanti di ogni famiglia.