Utero in affitto. Di fronte a figli commissionati per migliaia di dollari, le madri surrogate diventano contenitori senza importanza

UTERO IN AFFITTONon si diceva che la salute e la vita delle madri erano le cose più importanti? Sostenitori dell’aborto e gruppi femministi sono sempre sembrati di questa idea. Troppo spesso a discapito dei tanti bambini mai nati. La diffusione della maternità surrogata pare però aver sovvertito anche questa situazione. Con bebè commissionati da aspiranti genitori pronti a pagare migliaia di euro o di dollari per potersi portare a casa un figlio, il “contenuto” dell’utero è divenuto un bene che vale parecchi soldi, mentre il “contenitore”, ovvero la donna, si può anche buttare via. Tanto che diversi casi provano che di maternità surrogata si muore.

È accaduto in India. Premila Vaghela aveva 30 anni e da 8 mesi portava in grembo un bambino “commissionato” da una coppia americana. A poche settimane dal termine della sua gravidanza, accusò forti dolori. Inutile il ricovero nella locale unità di terapia intensiva prenatale: i medici non riuscirono a fare nulla contro il grave collasso cardiaco che affliggeva la donna. Diversa la sorte per il nascituro, che venne fatto nascere con un parto cesareo e messo subito in incubazione, perché pesava meno di 2 chili. Solo dopo il parto, Premila fu trasferita in un ospedale adatto alle sue necessità. Ma ormai era troppo tardi. Evidentemente la sua vita non contava nulla. Al contrario di quella del bambino, “pagato” chissà quante migliaia di dollari dai suoi “committenti”.

Casi come questo non avvengono solo nei Paesi più poveri. L’8 ottobre, nello Stato americano dell’Idhao, ha perso la vita Brooke, una donna che aveva affittato il suo utero già 3 volte e stava portando in grembo due gemelli per una coppia spagnola.

Questi sono i casi noti. In realtà non sapremo mai quante donne siano morte per le stesse cause. E quante ne moriranno ancora.

Negli Stati Uniti, il Centro di bioetica e cultura Network (Cbcn) sta tentando di reagire davanti a questa “forma estrema di sfruttamento delle donne”, come il Parlamento Europeo definito la maternità surrogata e la vendita di ovuli. Il Cbcn ha chiesto al Congresso di convocare urgentemente un’audizione per indagare in merito al business dell’utero in affitto negli Usa. Un business che sta crescendo sempre più, soprattutto dopo la decisione della Corte Suprema di legalizzare il matrimonio tra persone dello stesso sesso. “Ogni giorno in questo Paese le donne vengono pagate per produrre bambini ad altri, sottoponendosi così a un consistente rischio fisico – ha detto Jennifer Lahl, presidente del Cbcn, che vorrebbe la messa al bando dell’utero in affitto negli Usa -. A prestarsi sono per lo più donne a basso reddito, alle quali vengono iniettati ormoni e altri farmaci per massimizzare le possibilità di gravidanza. I membri del Congresso affermano di preoccuparsi dei bisogni delle donne. Bene, vediamo se intendono proprio questo”.

 

Fonte: Notizie ProVita