Le spese inutili dell’adozione internazionale: come far risparmiare all’Italia milioni di euro, e contemporaneamente fare più adozioni e seguite meglio

Spending review al rush finale: il decreto sulla revisione della spesa pubblica è in dirittura di arrivo e annuncia un alleggerimento dei conti statali attestato tra i 7 e i 10 miliardi di euro.

Anche il settore delle adozioni internazionali soffre di grandi sprechi di denaro pubblico e necessita di una spending review. La proposta è venuta da Ai.Bi. il 3 maggio scorso ed è stata apprezzata e rilanciata in pochi giorni da diversi deputati, sotto forma di interrogazioni parlamentari al Ministro della Giustizia Paola Severino. Il grosso degli sprechi si concentra infatti soprattutto nei passaggi inutili presso i Tribunali per i Minorenni.

E non solo. Ma vediamo punto per punto tutte le spese “inutili” dell’adozione internazionale, sulle quali urge fare revisione:

–          le spese per il conseguimento dell’idoneità giudiziaria presso i Tribunali per i Minorenni; l’inutilità dei tribunali dei minori è lampante, in quanto ruolo superfluo rispetto ai servizi locali e agli enti autorizzati; l’introduzione dell’idoneità amministrativa anche in Italia è invece capace di cancellare il costo di questo passaggio che tutti i maggiori Paesi europei hanno capito essere un retaggio del passato;

–          le spese relative agli adempimenti previsti presso i Tribunali per i Minorenni all’ingresso dei minori in Italia, quali la delibazione delle sentenze straniere di adozione (per le quali occorre invece introdurre il riconoscimento automatico);

–          i costi relativi all’aggrovigliato e imprevedibile numero di colloqui che le coppie sono tenute a svolgere con le équipes psicosociali, spesso finendo in sovrapposizione con i colloqui formativi degli enti autorizzati; tali colloqui vanno invece uniformati a livello nazionale entro un massimo di 3, creando una sinergia tra servizi locali ed enti autorizzati capace di non far ripetere alla coppia due volte lo stesso colloquio;

–          le spese sostenute dallo Stato per creare enti pubblici autorizzati all’adozione internazionale (come l’Agenzia della Regione Piemonte ARAI); si tratta di realtà che non danno alcun valore aggiunto al sistema, lavorando come tutti gli enti autorizzati nello svolgimento del servizio pubblico; infatti la loro presenza sul territorio è economicamente insostenibile – data la persistente scarsità di fondi pubblici – e superflua, in quanto nelle Regioni sono già operativi diversi enti autorizzati privati;

–          i costi degli enti autorizzati: abbattere, come segnalato dalla raccomandazione dell’ONU del 6 ottobre scorso, l’esagerato numero dei 64 enti italiani – troppi, quando invece ne bastano solo 20, vedasi il numero attuale degli enti autorizzati nei Paesi europei – può consentire il drastico sgonfiamento delle spese di gestione e di controllo che attualmente accrescono il costo unitario dell’adozione internazionale;

–          le spese pubbliche che ricadono sul mantenimento di un eccessivo numero di membri della Commissione per le Adozioni Internazionali, che può restare fisso entro il massimo di 5.