Letta: “Da oggi in Italia più nessun figlio di serie B”, ad eccezione dei figli dell’ISLAM! La delusione delle famiglie musulmane: appello al Ministro Kyenge

letta e kyenge350Ci saremmo aspettati che questa volta il governo, soprattutto per la presenza del ministro Kyenge, risolvesse l’onta vergognosa che da anni pesa sull’Italia: unico Paese europeo che non ha ancora ratificato la Convenzione de l’Aja del 1996 sulla protezione dei minori.

Non c’è più la Lega che, in tutti questi anni, aveva di fatto rallentato e impedito il processo di ratifica sostenendo che la kafala – la più alta forma di protezione dell’infanzia nei Paesi dell’Islam – fosse contraria al nostro ordinamento giuridico.

Ai tempi in cui Maroni era ministro dell’Interno (nel quarto governo Berlusconi), la Lega Nord aveva alzato un muro all’accoglienza delle migliaia di minori abbandonati del Nord Africa.

Passato anche il governo Monti, impegnato più nel gestire l’emergenza economica del Paese che nel promuovere politiche per la famiglia, ora con il Governo Letta e la presenza di un ministro dell’Integrazione, ci saremmo aspettati che il tema diventasse una priorità.

Invece Cecile Kyenge si è subito mossa per far procedere la discussione sull’equiparazione dei figli naturali e legittimi, ma si è dimenticata dei bambini in regime di kafala. Non solo: il dibattito politico si è acceso sul tema dello ius soli e, ancora una volta, nulla è stato detto a proposito dei minori dell’Islam.

Ma andiamo con ordine.

Non ci sono più figli di serie A e serie B, sparisce l’aggettivo accanto alla parola figli, una grande segno di civiltà“, queste le parole di grande soddisfazione del presidente del Consiglio, Enrico Letta, pronunciate all’indomani dell’approvazione, da parte del  Consiglio del ministri, di un decreto legislativo in materia di filiazione. Si tratta di una normativa che, come è stato da molti sottolineato, elimina qualsiasi forma di discriminazione tra figli legittimi e naturali, cioè quelli nati fuori dal matrimonio.

Ma non è affatto vero che per l’Italia i figli sono tutti uguali.

Esistono i bambini abbandonati dei Paesi islamici che non possono essere accolti da famiglie residenti in Italia perché ancora non c’è stata la ratifica della Convenzione sulla protezione dei minori fatta a l’Aja il 19 ottobre 1996. E ci sono tanti bambini che non possono neanche entrare nel territorio italiano pur essendo affettivamente e legalmente uniti, grazie ad un provvedimento di kafala, a coppie residenti in Italia di nazionalità mista, di cui almeno una persona è originaria del Paese di origine del minore.

Sono ben due i progetti di legge depositati in Parlamento, dopo che la fine della precedente legislatura aveva reso vano il lavoro portato avanti negli scorsi anni, per un confronto comune sulla misura della kafala, ormai pacificamente compatibile con le misure di protezione del nostro Paese.

Per consentire di riconoscere i provvedimenti di kafala e di accogliere i bambini con i dovuti controlli da parte delle autorità centrali dei Paesi coinvolti, basterebbe fissare con urgenza l’esame dei disegni di legge da parte delle Commissioni competenti e ratificare la Convenzione come hanno fatto tutti gli altri paesi europei.

Inoltre, si dovrà anche provvedere al più presto a quanto raccomandato dalle oltre 80 associazioni del Gruppo CRC già nel rapporto del 2012, dove si chiariva la necessità di introdurre norme che permettano l’accoglienza dei bambini abbandonati dei Paesi in cui non esiste l’adozione, con un sistema di accompagnamento delle coppie e verifica di ogni iter da parte di una autorità centrale e di enti autorizzati, esattamente come avviene per le adozioni internazionali, dove da anni è ormai vietato il fai da te.

E cosa fa invece l’Italia per questi bambini dell’Islam? Nulla.

Il nostro appello va dunque con forza al Ministro dell’Integrazione Cecile Kyenge, affinché spinga l’intero Governo e il Parlamento a cancellare questa vergogna dal nostro Paese.