Lettere al Direttore: «Giovane abbandonato, giovane disoccupato?»

Daniele scrive:

Tutti quei ragazzi adolescenti, che stanno per uscire da ambienti protetti come le comunità o gli istituti, hanno bisogno di aiuto per inserirsi nella società come lavoratori senza alcun sostegno famigliare e, quindi, agli inizi della carriera lavorativa, se i ragazzi hanno problemi di inserimento sul posto di lavoro e non possono essere aiutati dai famigliari, hanno diritto al sostegno di figure intermedie, che li aiutino a valutare al meglio la propria posizione lavorativa, spingendoli a consolidare il loro rapporto con il lavoro e migliorando la loro prestazione nel tempo. In mancanza di questo sostegno, i ragazzi rischiano di ingrossare le file dei disoccupati e di vivere ai margini della società.

Caro Daniele,

lei conferma che i giovani senza famiglia, provenienti dalle strutture di protezione, sono una categoria a rischio. Partendo da approfondimenti effettuati nei paesi della vecchia Europa (Italia e Francia) e della nuova Europa (Bulgaria), Ai.Bi. Amici dei Bambini constata che questi giovani, al di là delle enormi fatiche di carattere emotivo, incontrano serie difficoltà di ordine pratico, che li mettono a rischio di ingrossare le fila dei nuovi poveri. Se trovano lavoro, cosa già complicata, spesso non sanno gestire lo stipendio o, a volte, non riescono a gestire il rapporto con gli altri, né il loro ruolo all’interno dell’azienda, necessario per il  mantenimento stesso del posto di lavoro. Spesso  poi i giovani provenienti dalle strutture residenziali escono dal sistema di protezione dell’Infanzia che hanno già lasciato la scuola o sono costretti a farlo perchè chiamati a risolvere e a gestire il loro quotidiano fatto di “dove stare” o “come sostenermi”. Superfluo dire che questo li rende ancora più fragili.  Tutto questo mette in luce  anche la necessità  di sensibilizzare gli stessi datori di lavoro per gestire al meglio la relazione professionale.

La situazione  inoltre si complica con il particolare momento di crisi che ci attanaglia e che comporta notevoli tagli ai budget degli Assessorati preposti, come anche la totale impossibilità ( già difficile in partenza) di accedere a qualsiasi forma di prestito: questi ragazzi non hanno alcuna forza contrattuale e nessuno alle spalle che possa garantire per loro.

La direzione in cui muoversi è quella della forte attenzione a questi giovani, costituendo una figura di intermediario sociale in grado di aiutare il giovane a districarsi in questa giungla di burocrazia, credito, servizi, lavoro. Presto, a partire da Gennaio-Febbraio 2012, Ai.Bi Amici dei Bambini sarà pronta a condividere un progetto di sperimentazione, condotto in tre paesi, Italia, Romania e Bulgaria, per proporre un modello di figura  professionale  nuova, l’ intermediario sociale che ha il compito di accompagnarli individualmente proprio in questa difficile fase di transizione verso la cosiddetta vita adulta.

Monica Barbarotto, Responsabile Area Studi e Ricerche di Ai.Bi.