Lettere al Direttore: «Adottare un bambino grande: atto d’amore o scelta irresponsabile?»

Trasmettiamo ai lettori due lettere pervenute la scorsa settimana, scritte da due madri adottive. L’argomento su cui si sono pronunciate è l’adozione di bambini grandi. Termini e animi, quelli delle nostre due mamme, diametralmente opposti.

Robi scrive:
Mio figlio, adottato quando aveva 8 anni e mezzo, ieri mi ha detto:
«Mamma, se tu muori, io inizio a piangere e non smetto più». Gli ho detto, un po’ provocatoria: «Eh già, perché poi chi ti porta in piscina, chi ti fa i pranzetti buoni, chi ti aiuta nei compiti?», e lui: «No, mamma, sul serio, se muori io piango e non smetto, perché io non posso stare senza vederti». Lascio giudicare a voi se quello che c’è fra me e mio figlio si può definire tutoraggio o filiazione!

Non ho ben capito chi ha osato definire così l’adozione di bambini grandicelli, ma nel migliore dei casi è un incompetente, sicuramente è una persona cinica ed emotivamente limitata.  

 

Gabriella scrive:
Sono mamma di 2 ragazzi arrivati grandi, 2 adozioni distinte e soprattutto 2 diverse storie.

In parte sono d’accordo, mio malgrado, e lo dico con la morte nel cuore: oltre un certo limite non è più un’adozione, è un accompagnare alla maggiore età.

Poi uno ha dei figli e li ama, ma spesso i bambini grandi sono davvero ormai privi di risorse d’attaccamento e SEMPRE, purtroppo, si è lasciati da soli! Se poi prima ci sono stati altri figli, questo rischia di minare il lavoro di anni (a volte no se si è lavorato bene), ma personalmente forse avrei evitato di mettere a rischio anche il mio primogenito!