Lettere al Direttore: «Guardate! Anch’io ho due genitori che si prendono cura di me»

M. era seduto sul divanetto. Con gli occhi bassi di un cucciolo impaurito e smarrito, aveva capito che mamma e papà erano lì per lui. Stringeva fra le mani il nostro album fotografico, che ovviamente conosceva a memoria. Ci ha letto ogni piccola frase di commento sotto ogni foto. Sono stati momenti di enorme commozione. A seguito di questa reazione positiva di nostro figlio, gli operatori hanno deciso di parlare con il giudice, affinché ci desse l’opportunità di portarlo con noi da subito. Dopo qualche ora di attesa, durante la quale abbiamo fatto pranzo con gli altri ragazzini della comunità, è arrivato l’OK.

Oggi è l’ottavo giorno che trascorriamo con lui; è  un bimbo molto sveglio, affettuoso e intelligente, perspicace, con un’energia capace di sfiancare un’intera squadra agonistica (ogni giorno, per alcune ore, giochiamo con lui simulando la lotta con l’incredibile Hulk).

Che fatica!!!

È però piuttosto testardo e permaloso, pronto a imbronciarsi se gli viene data una risposta negativa alle proprie richieste spesso presentate da piccoli capricci. Si è da subito legato in maniera morbosa a me, papa, come da previsione degli psicologi, cercando di compiacermi in ogni cosa. La figura maschile è spesso latitante e il bimbo ha necessità di recuperare quello che non ha mai avuto. Spesso la mamma viene un po’ in secondo piano; rifiuta da lei anche le carezze e il contatto fisico, soprattutto in determinati momenti, ovvero all’esterno della casa, dove vuole rientrare anche dopo poco tempo e la sera quando si va a letto.

Anche questa situazione dovrebbe essere normale nella prima fase.

Il rapporto con la mamma verrà recuperato in modo graduale e fortunatamente questo sta già avvenendo.

A parte la notte, dove si è dormito in tre in un letto con la divisione equa della parte affettiva (nelle notti successive, fortunatamente, in diversi letti ma nella stessa stanza), nostro figlio ha rivolto la sua parte emotiva soprattutto nei miei confronti, destinando alla mamma qualche momento; non prima di aver guardato me, come se cercasse il mio compiacimento.

Dimostra molto affetto attraverso il contatto fisico, baci e carezze non si sprecano, ma nei miei confronti sembrano molto più spontanei. Insomma mi vuole conquistare… ma lui non sa che ha conquistato entrambi da tempo. 

Attualmente, siamo alloggiati presso una struttura al cui interno è ubicata la scuola elementare. Provate a immaginare un bimbo, con una dose in corpo di dieci Redbull, affacciato alla finestra, mentre i suoi coetanei scorrazzano per il campetto di calcio, nella pausa della ricreazione. L’effetto è devastante.

Abbiamo così deciso, con il pieno consenso degli operatori sociali e poiché nostro figlio aveva manifestato questa voglia, di fargli frequentare i corsi scolastici, anche se ciò non era previsto.

Negli scorsi giorni aveva manifestato il desiderio di avere uno zainetto nuovo, un paio di scarpe per il football (premesso che qui i bimbi giocano a calcio a piedi nudi). Inizialmente ci sembravano gli ennesimi capricci di un bimbo che chiede praticamente tutto, avendo avuto niente, e che a ogni no tiene il broncio cambiando totalmente espressione del volto.

In questo caso, abbiamo assecondato le sue richieste.

Abbiamo comprato lo zainetto e le scarpette nuove.

Lui ci ha ringraziato, dicendo nella sua lingua d’origine: grazie non per i giocattoli, ma per la famiglia.

Lui ha imparato qualcosa da noi, ma noi abbiamo imparato tutto da lui, con questa semplice frase.

Oggi è stato il suo primo giorno di scuola in una nuova struttura. Questa mattina era già pronto alle 6. le lezioni iniziano alle 7,30. Dopo un po’ di fatica a convincerlo che era presto per andare a scuola. Abbiamo fatto la doccia, la colazione, lavato i denti, preparato lo zainetto, indossato le scarpette nuove e abbiamo atteso insieme agli altri bimbi l’apertura del cancello.

In questi momenti, nostro figlio ha salutato alcuni piccoli amici che aveva conosciuto dalla finestra, qualche giorno prima, ma soprattutto osservato gli altri bambini accompagnati dai propri genitori. Con lo sguardo fiero è come se dicesse: Guardate! Anch’io ho due genitori che si prendono cura di me.

Ora lo stiamo osservando dalla finestra della nostra stanza.

Corre come il puledro Spirit: felice e senza briglie.

Ma secondo voi, Spirit portava le scarpette?

Neanche nostro figlio… 

Un abbraccio a tutti voi.