Lettere al Direttore: “perché non abbiamo mai fatto un sad?”

Anno nuovo, tempo di riflessione. Tra i tanti pensieri, uno corre certamente ai tanti bambini e ai progetti che vivono grazie al prezioso contributo del Sostegno A Distanza: un importante gesto di solidarietà, un abbraccio senza confini nei confronti di tanti bambini per permetter loro di continuare a vivere nella propria terra. Ma la crisi non fa sconti: i numeri parlano chiaro e i dati 2011 non sono sicuramente confortanti.

Se nel 2010 a fronte di 157 rinunce, Ai.Bi. aveva registrato 263 nuovi SAD, nel 2011 la situazione si è ribaltata: i 209 nuovi SAD non sanano la lacuna lasciata da ben 363 rinunce.

Un dato che lascia l’amaro in bocca, considerando il fatto che il 91% delle rinunce è dovuto a motivi economici.

A confermare questa tendenza, una mail accorata di una nostra sostenitrice, Pamela, che scrive quanto segue:

“Buongiorno.

Qualche tempo fa, io e mio marito vi avevamo chiesto informazioni in merito all’adozione a distanza.

Voi ci avevate tempestivamente inviato del materiale ma noi non avevamo proseguito con l’adozione a distanza.

Abbiamo però, con amici, effettuato alcune donazioni collettive.

Riceviamo ancora del materiale da voi. Ultimamente, per Natale, una stupenda foto di ragazzi di Nairobi.

Io, però, vorrei raccontarvi un po’ la nostra storia: la crisi economica purtroppo ha colpito duramente me e mio marito. Capisco che parlare di crisi con chi ha a che fare con la povertà ogni giorno non è bello, ma vorrei spiegare il perché del mio non procedere con l’adozione a distanza.

Purtroppo da 3 anni viviamo con 1 solo stipendio, molti debiti e una malattia a cui far fronte.

La nostra vita non è difficile come quella dei ragazzi di Nairobi di cui ci avete inviato la foto ma purtroppo ci siamo ridotti sul lastrico.

Viviamo grazie ai pochi aiuti di familiari e amici e tramite qualche conoscenza ci arrivano un po’ di medicine (perché il Sistema Sanitario Nazionale non me le passa).

La situazione per chi è colpito da questa crisi è brutta. Toglie ogni dignità.

Vi scrivo perché ricevere quella foto, può sembrare brutto che io lo dica, ma mi ha fatto sentire stupida: io sono davanti a un computer, con una tv e un tetto sulla testa e sono triste, disperata perché devo convivere con un dolore cronico. Quei ragazzi sorridevano. Loro sorridevano.

Sono più forti di me o forse loro hanno ancora la speranza?

In che mondo viviamo noi qui?

Mi scuso se vi tedio con la lunghezza di questa lettera ma ci tenevo a ringraziarvi per avermi spedito quella foto, nonostante non sia stata una sostenitrice da tantissimo tempo e prometto che quando starò bene (dovessi metterci cent’anni), il mio primo pensiero sarete voi.

Nel frattempo, se volete risparmiare il denaro del materiale, non è un problema. Vi capisco.

Grazie ancora per la foto.

Un buon 2012.”