L’Isis fissa i prezzi dei suoi schiavi: i bambini costano di più

donne mercatoÈ un listino-prezzi a tutti gli effetti. Con una sola drammatica particolarità: gli articoli in vendita sono esseri umani, schiavi, molto spesso bambini. Il Califfato, lo scorso 20 ottobre, ha emanato un editto che prevede, espressi in dinari iracheni, i prezzi delle schiave vendute dai miliziani dello Stato Islamico. Il valore di una persona è fissato in base a diversi fattori: lo stato di salute, i lavori che sa fare, l’età.

Proprio l’anagrafe è l’elemento maggiormente determinante per definire il prezzo. L’Is stabilisce infatti il valore degli schiavi, dividendo questi ultimi in fasce d’età: 1-9 anni, 10-20 anni, 20-30 anni, 30-40 anni. E se pensiamo che il valore più alto sia attribuito alle schiave di età compresa tra i 20 e i 30 anni ci sbagliamo di grosso. I più “preziosi” sono i bambini, quelli da 1 a 9 anni. Il motivo, dal punto di vista dei miliziani dell’Is, è semplice. A quell’età si è una sorta di tabula rasa su cui è possibile scrivere ciò che si vuole: in questo caso, il Dna culturale dell’Islam radicale. Con i ragazzi più grandi questo lavoro sarebbe notevolmente più difficile e non è detto che abbia successo: prima di registrare qualcosa nelle loro menti, sarebbe necessario cancellare ciò che già c’è.

I bambini, quindi, nell’editto del Califfato, sono quotati intorno ai 115 euro, volendo fare una conversione approssimativa dai dinari. A scendere tutti gli altri: le ragazze tra i 10 e i 20 anni valgono100 euro, quelle tra i 20 e i 30 si attestano sui 70 euro e le donne tra i 30 e i 40 hanno un valore intorno ai 50 euro.

All’atto dell’acquisto, la compravendita avviene spesso in modo molto simile a quella degli animali. Un video diffuso dall’Is mostra, per esempio, dei miliziani intenti a comprare delle schiave: “Voglio vedere i denti, se ha tutti i denti pago di più”, si sente dire nel filmato. Come si faceva solitamente con i cavalli.

La scelta degli schiavi segue il principio secondo cui questi non devono essere della stessa religione dei miliziani: vanno bene quindi sia yazidi che cristiani, venduti, quindi puniti, perché “infedeli”.

Il risvolto ancora più drammatico di tutto ciò è quello messo in evidenza da Ferdinando Camon su “Avvenire”: se una persona ha un valore quantificabile in denaro, diventa un bene relativo. Il suo valore può scendere anche a zero o sottozero, il che vuol dire che la si può anche uccidere. Eliminare ciò che vale zero non fa male a nessuno. Ed eliminare ciò che vale meno di zero è addirittura un bene.

 

Fonte: Avvenire