Lockdown e utero in affitto. Dopo l’Ucraina, la Russia: 1000 bambini “parcheggiati” in attesa di essere “ritirati”

Alle madri surrogate vanno mediamente 12mila euro. Le compagnie private ne incassano 66mila

Ricordate lo scandalo dell'”Hotel Venezia” a Kiev, in Ucraina, dove decine di bambini nati con utero in affitto attendevano i loro “genitori-committenti” che li venissero a ritirare, bloccati a causa delle misure di contenimento per il Coronavirus? Ecco, in Russia, dove la GPA è consentita per le coppie straniere eterosessuali, la situazione ha una sua “replica fedele“, “ma su scala almeno decuplicata“. Ne da notizia il quotidiano Avvenire. Almeno un migliaio, infatti, sarebbero i bambini partoriti con maternità surrogata dal mese di febbraio 2020, che sono attualmente “parcheggiati” nelle varie città della Federazione Russa, in attesa di essere “ritirati”.

A rivelare questa incresciosa situazione è stato, per primo, il giornalista britannico del The Guardian Andrew Roth, che ha raccontato come la chiusura delle frontiere abbia costretto le cliniche a sistemare i bambini in appartamenti privati, accuditi da baby sitter. “A molte madri surrogate, che normalmente sono obbligate a lasciare il bebè subito dopo il parto, è stato chiesto di prendersi cura dei neonati più a lungo. I genitori committenti, dal canto loro, stanno premendo sulle autorità russe per ottenere dei lasciapassare”, ha spiegato Avvenire.

Utero in affitto in Russia: principali clienti sarebbero asiatici, ma anche europei

Secondo il giornalista inglese del Guardian, che ha intervistato Irina Kirkova, vice capo del Consiglio consultivo per i diritti umani, per quanto riguarda i “committenti”, si tratterebbe di coppie soprattutto asiatiche: 180 verrebbero dalla Cina, altre da Singapore, Filippine. E poi Argentina, Francia, Australia. Per quanto riguarda le madri surrogate (che guadagnano mediamente una cifra pari ai 12mila euro a fronte di un guadagno, per le compagnie private, di circa 66mila), si può solamente immaginare quale possa essere, per loro, il peso emotivo nel dover accompagnare i propri figli per i primi mesi di vita, per poi vederseli strappare da quelli che, di fatto, sono i loro acquirenti.

“A questo – spiega Avveniresi aggiunge l’opacità delle pratiche: poche settimane fa 4 medici e altrettanti impiegati di due cliniche per l’infertilità sono stati arrestati con l’accusa di traffico di esseri umani. Due gli ‘incidenti’, spiega il Guardian: a gennnaio un bambino nato da surrogazione di maternità è morto per la Sindrome della morte improvvisa e in giugno è stato scopertao un appartamento in cui vivevano cinque bambini accuditi da due nannies cinesi”.