Lotta alla denatalità: il segnale. Assegno unico fin dal settimo mese di gravidanza

Con la scelta di contribuire alle spese per il nascituro, quando ancora il bimbo o la bimba sono custoditi nel grembo materno, il governo si pone al fianco delle famiglie in attesa, incoraggiandole nel portare avanti con fiducia il loro percorso di vita.

 Ormai è deciso.  L’assegno unico per i figli, dopo il via libera nei giorni scorsi anche del Senato è ormai una realtà certa. Ora, stabilita la cornice, è giunto il momento di definire i decreti attuativi per arrivare entro la data prevista, quella del 1 luglio a rendere operativa la misura.

La bella notizia è che il contributo dello Stato toccherà tutte le famiglie con figli, a partire dal settimo mese di gravidanza.

Far partire questo sostegno “prima” della venuta al mondo del bambino, porta con sé assieme ad un aiuto economico, ancora da quantificare con certezza, altri significati più profondi.

Con la scelta di contribuire alle spese per il nascituro, quando ancora il bimbo o la bimba sono custoditi nel grembo materno, il governo si pone al fianco delle famiglie in attesa, sostenendone la maternità. Poggiando una mano sulla spalla delle mamme e dei papà in attesa. Incoraggiandoli nel portare avanti con fiducia il loro percorso di vita. Dichiarando alla società che lo Stato è presente, che crede nel futuro, che incoraggia il loro progetto di essere famiglia.

Un bel segnale nella lotta contro la denatalità.

La pensa sulla stessa lunghezza d’onda anche Famiglia Cristiana, che, in un articolo pubblicato nei giorni scorsi, a firma di Arianna Prevedello commenta:

L’assegno unico familiare, dal settimo mese di gravidanza anticipa, idealmente l’entrata in società del figlio e regala, in termini soprattutto emozionali ma non meno necessari, l’idea concreta che in sala parto siano in tanti a spingere la venuta al mondo del figlio. Nella storia recente la donna si è guadagnata la presenza in ospedale del compagno-padre. Ora aleggia anche un nuovo angelo custode in sala parto: con questo numero perfetto (il settimo mese) lo stato si affianca alla famiglia e in particolare alla donna nel dirsi pronto a fare la sua parte”.

 Un messaggio importante anche per quanto riguarda il tema dell’ emancipazione femminile, sottolinea Arianna Prevedello. Per molte donne, infatti, l’indipendenza economica è un fattore davvero importante, soprattutto per quelle più vulnerabili tra le mura domestiche, che solo grazie ad essa possono trovare una vera spinta alla denuncia e ad iniziare una nuova vita per loro stesse e per i propri figli.

Contribuendo già in gravidanza a questa emancipazione, seppur timidamente, lo Stato si affianca a lei come donna e come madre in questa battaglia che mette al centro la sua dignità e la vita che sta facendo crescere dentro di lei con tutta se stessa – scrive Famiglia Cristiana–  Seppure in attesa della cifra che verrà stanziata complessivamente, val la pena accorgersi di questi passi in avanti e raccontarli, come una “dote” contemporanea, alle donne che non se la passano così bene tra le mura domestiche”.