Lotta ai tumori: la speranza da un vaccino a mRna

Secondo i dati di alcuni test preliminari comunicati dalle case farmaceutiche Moderna e Merck, potrebbe non essere lontano lo sviluppo di un vaccino anti-cancro per ridurre il pericolo di metastasi

I vaccini a mRNA, fondamentali per combattere la pandemia da Covid-19, stanno aprendo scenari molto promettenti per il futuro di tante altre patologie. In particolare, secondo i dati di alcune prime sperimentazioni comunicati dalle aziende farmaceutiche Merck e Moderna (quest’ultima titolare di uno dei vaccini anti Covid più utilizzati nel mondo), un vaccino sperimentale che utilizza, per l’appunto, la tecnologia a mRna, ha dimostrato risultati positivi nel trattamento di alcuni pazienti colpiti da melanoma.

Vaccino anti cancro: la svolta dalla tecnologia a mRna

È doveroso sottolineare che finora i test sono nelle prime fasi e i risultati si basano sulla somministrazione del prodotto a un campione di sole 157 persone. Sarà la fase successiva quella che allargherà (di molto) il numero dei soggetti, valutando il rapporto rischi / benefici su cui eventualmente si baserà l’approvazione del trattamento.
Secondo quanto comunicato, il test ha previsto la somministrazione del vaccino sviluppato da Moderna insieme al farmaco per l’immunoterapia Keytruda di Merck. Dopo nove somministrazioni, i pazienti trattati (tutti con melanoma agli stadi 3 e 4, già sottoposti a operazioni chirurgiche) hanno dimostrato un rischio di ricaduta e di morte ridotto del 44% rispetto a chi ha ricevuto il solo farmaco Keytruda. Di contro, è salita un po’ la percentuale di effetti collaterali gravi: del 10% con il Keytruda e del 14,4% con la combinazione dei due farmaci.

Vaccino terapeutico

A differenza del vaccino per il Covid, è bene sottolineare come quello attualmente allo studio sia un farmaco che non è pensato per prevenire la malattia, ma per trattare le persone già malate: tecnicamente si parla di un vaccino terapeutico.
Come detto, ancora è presto per “cantare vittoria”, in quanto la fondamentale fase 3 della sperimentazione è appena iniziata, ma certo i primi risultati sono molto confortanti.
Per il futuro ci sarà anche da valutare la questione dei costi, visto che lo sviluppo del farmaco prevede una procedura piuttosto complessa: come ha spiegato a Oncoline (poi ripreso da Repubblica) il direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto ‘Pascale’ di Napoli Paolo Ascierto, la procedura prevede che venga sequenziato il genoma del tumore del singolo paziente evidenziandone i 34 antigeni più significativi “in base ai quali viene sintetizzato l’Rna messaggero”. Questo viene poi iniettato nel paziente per “allenare” il sistema immunitario a riconoscere il tumore e combattere la formazione di metastasi.