Mamma Elisa al suo piccolo figlio brasiliano: “Non fa niente se non sei nato dalla mia pancia: tu sei nato dal mio cuore”

italia brasile“Dovrebbero vederlo tutti: ha una pelle bellissima, è ricciolino, ha due occhi meravigliosi… sono tutti innamorati di lui” E’ un fiume in piena Elisa quando parla di suo figlio, un ragazzino di 11 anni adottato da Brasile. La felicità di questa mamma è incontenibile e ben rappresenta il senso della campagna #iosonoundono, lanciata e promossa da Amici dei Bambini per diffondere una cultura positiva dell’adozione e dell’accoglienza. E non potrebbe essere altrimenti: per Elisa e suo marito Piero, che vivono in provincia di Bari, questo ragazzino originario di Belo Horizonte è il dono più grande che la vita abbia riservato loro.

Un dono addirittura triplo secondo i neogenitori. “Il primo è arrivato quando Ai.Bi. ci ha chiamati – ricorda Elisa –. Siamo corsi con gioia alla sede di Barletta e abbiamo ascoltato la storia di un bimbo che c’era già e non aspettava altro che una mamma e un papà. Dicemmo subito sì, innamorati come eravamo della sua storia”, quella di un bambino da salvare dall’abbandono, che rappresenta il secondo dono. Il terzo è arrivato dopo una settimana, “quando ho visto le foto e… sono letteralmente impazzita, innamorata di questo bambino!”.

Poi tutto si è concretizzato, il giorno del loro incontro, che Elisa e Piero raccontano ancora quasi increduli di quanto sia stato emozionante quel momento. “Eravamo ad attenderlo in una stanza piccola, in tribunale – dicono – . Si è aperta la porta ed è entrata tanta luce, era lui, nostro figlio. Ci siamo stretti tutti e 3 insieme. Ci conoscevamo da pochi minuti, ma abbiamo capito che il bambino in quel momento aveva realizzato di aver finalmente trovato la famiglia che aspettava. Era davvero rinato come figlio.

Ora quel bambino va a scuola, sprigiona gioia da ogni poro della pelle e sfodera all’occorrenza sia la bandiera dell’Italia che quella del Brasile. Mamma e papà sono entusiasti di come egli si stia inserendo bene, in famiglia così come a scuola. “Abbiamo trovato maestre eccellenti – sottolineano – e molto collaborative. Pensate che la scuola ha previsto anche alcune ore di mediazione culturale in lingua portoghese per non fargli perdere l’uso della sua lingua!”

È felice di aver lasciato l’istituto dove ha trascorso molti anni della sua infanzia anche se, ogni tanto, certo, il ricordo riaffiora dal suo cuore. “Quando la sera lo aiuto a fare la doccia – racconta ancora Elisa –, mio figlio si lascia andare ai pensieri: è maturo e intelligente e quindi mi pone questioni importanti. Recentemente mi ha detto: ‘Se fossi rimasto in istituto e non foste arrivati voi, chissà…’. E subito dopo: ‘Peccato non essere nato dalla tua pancia’. Ma io l’ho rassicurato, dicendogli che è nato dal mio cuore e che lui è il bambino che ho sempre voluto, che io e suo padre abbiamo tanto aspettato, insieme”.

A 11 anni si è abbastanza grandi. Diventare genitori di un ragazzino di quell’età è stata una scelta consapevole, cresciuta negli anni. “Per adottare questi bambini – spiegano Elisa e Piero –, lo abbiamo compreso, ci vuole una giusta dose di maturità ed esperienza nella vita. Nostro figlio viveva in istituto da quando aveva 3 anni, nel suo Paese ha lasciato i fratelli, gli affetti. È ovvio che tutto questo abbia segnato la sua vita, ma ora lo vediamo rinato insieme a noi: la famiglia era quello che lui sognava e aspettava!”