Maria, adottata a 12 anni: “Accogliere un figlio già grande non è un’impresa: con la pazienza e la forza del cuore ogni difficoltà diventa solo un ricordo”

adozioni figli grandiSe la pazienza è la virtù dei forti, come recita il famoso proverbio, non può che essere anche la parola d’ordine di quegli uomini e quelle donne che compiono un atto di coraggio chiamato adozione. Tanto più se il figlio che vanno ad accogliere è già grande, viene da lontano e ha alle spalle un passato particolarmente difficile. Ma sono proprio quel coraggio e quella pazienza a trasformare l’adozione in un percorso meraviglioso lungo una vita intera.

Una testimone speciale di tutto questo è Maria, una ragazza oggi 18enne di origine moldava, adottata con Amici dei Bambini da una coppia residente a Trento, quando ne aveva già 12. Maria ha deciso di raccontare la sua storia nel corso dell’Open Day dedicato all’adozione internazionale che si è svolto a Bolzano il 23 maggio.

I suoi primi 12 anni non sono stati di certo semplici. Sballottata tra diversi istituti, illusa da un’amica della sua mamma biologica che le prometteva di prendersi cura di lei, ma poi la lasciava sempre puntualmente in istituto, Maria ha sperimentato l’abbandono per tanti anni.

Fino a quando, 6 anni fa, è arrivato l’operatore di Ai.Bi. in Moldova che le ha parlato di una bella coppia italiana, formata da Rosanna e Pierluigi, disposta ad accoglierla, ad amarla, a farla sentire di nuovo, finalmente, figlia. Ci ha messo ben poco, Maria, a decidere: dopo un paio di giorni ha capito che, sì, quella sarebbe diventata la sua nuova famiglia. Nonostante l’amica della sua mamma biologica continuasse a prometterle di tornare a riprenderla dall’istituto, la ragazza non ha avuto dubbi e ha accettato di diventare Maria Curti.

Il suo arrivo in Italia non è stato semplicissimo. La scuola, irrigidita com’è nei suoi programmi didattici e impreparata ad accompagnare un figlio adottivo nel suo percorso di inserimento, non si è rivelata il contesto ideale per aiutare Maria a fare pace con il suo passato. Anche in famiglia, all’inizio, sono emersi alcuni contrasti, ma le mura di casa danno più sicurezza e mamma e papà non hanno programmi scolastici da rispettare. E soprattutto hanno la volontà di fare tutto il bene possibile per la propria figlia. Così, oggi, nonostante papà non ci sia più da qualche anno, Maria ha trovato la sua dimensione, il suo equilibrio, la sua strada. In questo periodo sta vivendo una prima importante esperienza lavorativa e racconta volentieri la sua storia, per dimostrare a tutti che adottare un bambino più grande è possibile ed è bello esattamente come accoglierne uno piccolo. Cambiano le difficoltà, ma è anche vero che si ha a che fare con un figlio già consapevole delle proprie scelte, pronto a impegnarsi per superare le difficoltà del suo passato.

“E’ stato un percorso complesso – ammette Maria – e i genitori devono essere bravi a capire fino a che punto possono aiutare loro il proprio figlio nel suo percorso di inserimento e quando invece devono lasciare fare a lui. È soprattutto un percorso personale in cui sia genitori che figli adottivi devono cercare di comprendersi a vicenda di aiutarsi a superare le reciproche difficoltà.