Marocco, nelle grandi città 25mila bambini vivono per strada

bambino di stradaÈ la strada la casa per 25mila bambini marocchini. Tanti sono i minori senza fissa dimora nel Paese nordafricano secondo i dati diffusi dall’Osservatorio nazionale dei diritti dei minori (Onde),una organizzazione non governativa che si occupa di protezione dell’infanzia. L’ente ha pubblicato i risultati di uno studio di lunga durata e il rapporto che ne è scaturito mostra cifre decisamente catastrofiche, non solo in relazione ai bambini e agli adolescenti privi di una dimora stabile, ma anche rispetto al tema della loro scolarizzazione.

Altissimo il numero di minori che non vivono stabilmente in un luogo: 25mila su una popolazione complessiva di poco meno di 34 milioni di abitanti. E il dato rischia di crescere ulteriormente, alla luce dell’imponente sviluppo demografico di cui il Marocco è stato protagonista negli ultimi 50 anni, con una popolazione che si è quasi triplicata. In particolare, sono i grandi agglomerati urbani a far registrare i livelli più drammatici di presenza dei minori senza fissa dimora. Quasi un quarto di tutti i bambini e gli adolescenti che vivono per strada in Marocco, infatti, si trova nella sola Casablanca, la più grande città del Paese con i suoi 3milioni e 360mila abitanti.

Nel suo rapporto, l’Onde si è concentrato anche su un’altra tematica centrale relativa ai diritti dell’infanzia: la scolarizzazione. E ancora una volta, i dati emersi non sono  positivi. A livello nazionale, infatti, più del 35% dei bambini non è adeguatamente scolarizzato e il problema riguarda tutte le fasce di età ed entrambi i sessi. La situazione si aggrava per le femmine e nelle zone rurali: i dati diffusi dall’Onde rivelano che nelle campagne del Paese meno del 30% delle ragazze frequenta la scuola.

Allarmante anche la situazione del lavoro minorile. Nonostante i tassi di impiego dei bambini in Marocco siano in netto calo negli ultimi anni, nel 2013 erano ancora 86mila i minori costretti a lavorare in Marocco, soprattutto nelle aree rurali.

 

Fonte: Al Huffington Post