Mia figlia è stata rifiutata 7 volte!

 

Claudia scrive:

Mi verrebbe da ridere, se non ci fosse da piangere! Cito solo un esempio, che ho visto di persona: quando siamo andati in Russia per il nostro primo viaggio, nello stesso istituto della nostra A. c’era un bambino di neanche 3 anni, ancora in adozione nazionale, che era stato rifiutato da 4 famiglie russe semplicemente perché non rispondente ai canoni estetici richiesti: era, diciamo così, un tipo mediterraneo. Lo avevano preso, portato a casa, osservato e riportato al mittente. Anche la nostra bimba, prima di approdare all’adozione internazionale, era stata scartata da ben 7 coppie russe, che si erano fermate di fronte alla paura delle malattie nascoste dietro una gravidanza non controllata. Vista, osservata, scartata. E tutto questo era perfettamente accettato e considerato legittimo dalle stesse autorità preposte alla tutela dei minori. Senza avere la pretesa di conoscere un paese dopo averci vissuto solo qualche settimana, posso però dire che secondo la mia esperienza l’adozione nazionale in Russia non è certo soltanto questione di disponibilità economica.

Come al solito la politica parla per astratto!

 

Irene-BertuzziGentile Sig.ra Claudia,

leggendo la sua lettera c’è da chiedersi se persone adulte riescono a immaginare al male che stanno provocando a dei bambini indifesi.La sua esperienza si riferisce alla Russia ma è altrettanto vero che ciò da lei descritto capita in molti altri paesi del mondo. Spesso i bambini abbandonati, prima di essere immessi nel circuito dell’adozione internazionale, devono passare per l’adozione nazionale. Ma se non c’è una adeguata preparazione le famiglie o le coppie dei paesi stranieri sperimentano l’inserimento e se non funziona, per qualsiasi motivo, si rispedisce al mittente. Le ferite riportate dai ripetuti abbandoni non sono considerate. E questi bambini più duramente provati di altri faticheranno maggiormente a fidarsi degli adulti. Ma guai se anche noi adulti non fossimo convinti che vale la pena, che anche per loro c’è una speranza, che anche per loro è possibile avere una famiglia in cui trovare quell’amore che magari non hanno mai provato.

Un caro saluto

Irene Bertuzzi

Area Formazione e Accompagnamento di Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini