Milano. Bimbo di una settimana abbandonato dentro un sacchetto di plastica in strada: ora occorre una legge per “le culle della vita”

bambino cormano“Pensavo fosse un bambolotto, dopo un attimo l’ho sentito piangere e mi sono tremate le gambe. Giuseppina, una pensionata 75enne, racconta così il ritrovamento di un neonato in un piccola traversa sterrata di via Prealpi, a Cormano, nel milanese. Una strada senza telecamere, circondata da recinzioni alte quasi 2 metri, che passa tra villette basse e qualche capannone industriale, una zona residenziale affiancata dagli orti. Il bambino è stato abbandonato lì da qualcuno che, probabilmente, ha fatto in modo che venisse ritrovato al più presto.

L’abbandono è avvenuto tra le 12 e 30 e le 14 e 30 del lunedì di Pasquetta. Il piccolo è stato ritrovato adagiato su un sacchetto di cellophane, vestito con una tutina rossa e avvolto in una coperta di lana. A notare il fagotto è stata proprio la signora Giuseppina che ogni giorno percorre quel vialetto insieme a suo marito per andare a coltivare il vicino orto. Ed è stato proprio l’uomo, avvertito dalla moglie, a chiamare il 118: “Venite, hanno lasciato un bambino”, ha detto al telefono.

Immediatamente soccorso dalla Croce Rossa di Bresso, il neonato è stato ricoverato nel reparto di Neonatologia dell’ospedale Niguarda di Milano, dove ora si trova in buone condizioni, è vigile e reattivo, pesa 2 chili e 570 grammi e viene nutrito con latte artificiale.  Il piccolo, che secondo i medici era nato tra le 24 e le 48 prima dell’abbandono, al momento del ritrovamento era infreddolito, essendo rimasto all’aperto per circa un’ora. Il parto, secondo i medici, sarebbe avvenuto in casa, come dimostrerebbero il cordone ombelicale tagliato in modo “non corretto” e l’assenza dei segni tipici delle punturine che si effettuano solitamente dopo il parto. I sanitari dell’ospedale l’hanno chiamato Alberto, anche se per le legge dovrà essere il Tribunale per i minorenni di Milano a dargli un nome “ufficiale”.

Sull’identità della sua mamma stanno ora indagando i carabinieri di Sesto San Giovanni. Probabilmente si tratta di una donna straniera, visti la carnagione olivastra e i capelli nero corvino del piccolo. Una ricerca, questa, che però non è certo indispensabile per il bene del piccolo. Il quale non è stato gettato in un cassonetto e lasciato morire, come avvenuto in molti altri casi. Chi lo ha abbandonato, anzi, probabilmente ha deciso comunque di salvargli la vita, lasciandolo in un luogo in cui sapeva che sarebbe stato ritrovato poco dopo. Un lieto fine a questa storia c’è già, dicono gli stessi carabinieri: “Sempre meglio che un bambino venga abbandonato anche in queste condizioni, piuttosto che ammazzato da qualcuno che non ne vuole proprio sapere”.

Sull’episodio è intervenuto anche il presidente di Amici dei Bambini, Marco Griffini: “Questo episodio, come quello di Giarre avvenuto alla vigilia di Pasqua, dimostra l’importanza di promuovere la possibilità, per le madri che non vogliono o non possono tenere con sé i propri bambini, di partorire nell’anonimato ricorrendo anche alle culle per la vita. In particolare per queste ultime – ha precisato Griffini –, è necessaria una legge specifica che garantisca a chi decide di lasciare il neonato in una culla termica le stesse condizioni previste per chi partorisce in ospedale in condizioni di anonimato.

A breve, Amici dei Bambini inaugurerà la sua culla termica presso la Family House, in provincia di Milano: una clinica specializzata nella cura dell’abbandono che ospiterà anche questa struttura specifica in cui lasciare i neonati nella totale certezza di vedere salvaguardati il proprio anonimato e la vita del piccolo, che presto diventerà un dono per una nuova famiglia accogliente.

 

Fonti: Corriere della Sera, Avvenire