Milano. “I genitori gli impongono la dieta vegana”: vivrà con i nonni il bambino di un anno arrivato in ospedale fortemente denutrito

bambino veganoA maggio ha compiuto un anno, ma nei suoi primi 12 mesi non è mai stato nutrito con prodotti a base di latte e uova. Nessun cibo di derivazione animale. I suoi genitori sono vegani e ritenevano giusto alimentare il loro bambino secondo gli stessi precetti. Ma l’organismo del piccolo non reggeva. Così, dopo il ricovero in ospedale, il Tribunale per i Minorenni di Milano ha deciso di affidarlo al Comune e di collocarlo dai nonni materni. Dove finalmente ha potuto cominciare a bere latte e a mangiare secondo le esigenze della sua età.

Protagonista di questa vicenda è un bambino che a luglio viene ricoverano all’ospedale Fatebenefratelli di Milano. Qui gli vengono riscontrati una “gravissima malnutrizione” e “livelli di calcio quasi incompatibili con la vita”. Pesava poco più di 5 chili: un peso normale fra il terzo e il quarto mese, ma non certo per un bambino di un anno e due mesi. Nonostante questo, i genitori si oppongono a qualsiasi trattamento e riportano il piccolo a casa.

A quel punto i medici avvertono la Procura che incarica la Polizia locale di andare a casa del bambino e di prelevarlo. Dalle indagini è emerso che lo stato di denutrizione del piccolo è dovuto all’alimentazione impostagli dai genitori. Dopo esami di accertamento effettuati all’ospedale Buzzi di Milano, il bambino viene quindi trasferito al Policlinico di San Donato, dove emergono anche gravi problemi cardiaci, aggravati proprio dal suo stato di stress fisico.

Nel giro di qualche  settimana il bambino recupera forza e vigore e viene dimesso. Ma non torna  dai suoi genitori. Il Tribunale decide infatti di collocarlo a casa dei nonni materni, indicando agli assistenti sociali del Comune di Milano di continuare a monitorare il caso. I nonni ora si dovranno impegnare a garantirgli un’alimentazione adeguata all’età e alle condizioni di salute.

Qualora si verifichino altre anomalie dal punto di vista alimentare o delle cure per il minore, non si esclude che il piccolo venga nuovamente trasferito, questa volta in una comunità protetta. Nel frattempo, però, è stato concesso alla madre di continuare a vedere suo figlio. “Una scelta condivisibile – commenta il capo della Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Milano -. La rigida scelta alimentare dei genitori non avrebbe garantito una crescita adeguata, ma al contempo non si è voluto allontanare il bambino dalla dimensione famigliare.

 

Fonti: La Repubblica, Il Messaggero