Milano, il pasticcio del CAM: mentre le istituzioni litigano, nessuno sa dove finiranno 19 bambini fuori famiglia

minori fuori famigliaSe non fosse che di mezzo ci sta andando la sorte dei soggetti più deboli della nostra società, i bambini fuori famiglia, sarebbe una barzelletta. Nonostante la legislazione italiana sia tutta improntata alla tutela privilegiata dei minori, infatti, in Lombardia si sta consumando un brutto pasticcio le cui conseguenze rischiano di ricadere proprio sui più piccoli. Al centro della vicenda c’è il Cam (Centro assistenza minori) di Milano di cui la Città Metropolitana ha annunciato la chiusura per il 31 dicembre 2015. Tra meno di 3 mesi, quindi, 19 bambini da 0 a 6 anni devono essere ricollocati dai rispettivi Comuni di residenza. Si tratta di minori che il Tribunale competente ha temporaneamente allontanato dalle loro famiglie di origine e la loro sorte è ora al centro di un rimpallo di responsabilità tra le istituzioni locali.

Fino a oggi il Cam è stato gestito dalla Provincia di Milano. Istituzione recentemente cancellata e sostituita dalla Città Metropolitana. Nella competenze di quest’ultima, però, la gestione del Cam non rientra più, secondo le funzioni assegnatele dalla legge Delrio. E la legge regionale sul funzionamento di Province e Città Metropolitana, approvata il 29 settembre, non ha minimamente affrontato il tema.

Oltre a dove ricollocare i bambini, la chiusura del Cam comporterebbe anche la necessità di dare un futuro ai circa 40 dipendenti della struttura. Le alternative sembrerebbero due: restare dipendenti della Città Metropolitana e quindi riqualificarsi in altre mansioni oppure trasferirsi nei diversi Comuni continuando a svolgere l’attività di sempre.

Quel che è certo è che il vuoto normativo costringe Città Metropolitana e Comuni a confrontarsi nel più breve tempo possibile per trovare almeno soluzioni di transizione. Le premesse non sono le migliori, vista la polemica che si è scatenata sul caso.

“Per quei bambini una soluzione verrà trovata – annuncia Pierfrancesco Majorino, assessore al Welfare del Comune di Milano -. Noi una mano possiamo darla, anche se non possiamo (nemmeno volendo) prenderci il servizio e collocarlo sotto il Comune”. Gli risponde Giulio Gallera, sottosegretario di Regione Lombardia con delega ai Rapporti con la Città Metropolitana, secondo cui “la gestione di servizi come quello che offre il Cam non rientra nelle funzioni regionali e come tale non poteva essere delegata. La competenza sui servizi sociali, e quindi sull’assistenza ai minori, è attribuita dalla legislazione nazionale agli enti locali. Quindi è al Comune di Milano che spetta farsi carico e garantire la continuità del servizio e la sopravvivenza di un centro di eccellenza come il Cam”. “Il tema è stato affrontato da Regione Lombardia lo scorso giugno – ricorda ancora Gallera -. Da allora la Regione si è mossa facendo quanto nelle sue possibilità, ovvero accreditando i servizi che vengono svolti all’interno della struttura, prevedendone il supporto economico”.

Ai 96 milioni di euro che il Governo avrebbe sottratto alla Città Metropolitana attribuisce la responsabilità di una tale situazione Bruno Dapei, direttore dell’Osservatorio metropolitano di Milano. “Da gennaio a oggi – evidenzia – la Città Metropolitana si è occupata legittimamente del Cam e non risultano al riguardo indagini della Corte dei Conti. L’unica strada per non disperdere la grande risorsa del Cam è destinare le risorse che Provincia di Milano ha sempre garantito e di cui Città Metropolitana disporrebbe se non le fossero sottratte dalla Legge di Stabilità 2015”.

 

Fonti: Affari Italiani, Milano Today