Mistero Covid. Dopo la variante Delta arriva Omicron: le caratteristiche. Urge la terza dose

Speranza: “Per difendersi dalla sudafricana bisogna vaccinarsi, vaccinarsi, vaccinarsi. E indossare sempre la mascherina al chiuso e anche all’aperto quando c’è il rischio di assembramento”

Mentre i contagi in Italia e nel mondo continuano a salire, a fare paura spunta ora una nuova variante, individuata per la prima volta in Sud Africa. Si tratta della B.1.1.529 denominata Omicron dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

A destare preoccupazione sono le 32 mutazioni della proteina Spike, alcune delle quali, ritenute dagli esperti “preoccupanti”.

Omicron e trasmissibilità

Gli occhi sono ora puntati sulla trasmissibilità della nuova variante che sembra essere elevata e l’efficacia su di essa dei vaccini.

Al momento – spiega il virologo Francesco Broccolo, dell’Università Milano Bicocca, all’Ansa- non sappiamo se la variante B.1.1.529 sia più trasmissibile della Delta, ma i primi dati lasciano presupporre che possa esserlo perché in pochi giorni si sta espandendo velocemente, sovrapponendosi alla Delta“.

La maggiore preoccupazione riguarda la possibilità che questa nuova variante possa sfuggire agli attuali vaccini anti covid. Per capirlo occorreranno almeno due settimane chiarisce la virologa Penny Moore, dell’Università del Witwatersrand a Johannesburg, le cui dichiarazioni sono riportate dalla rivista Nature.

Dello stesso parere anche Walter Ricciardi che, come si legge su Corriere della Sera, sottolinea: “Questa variante preoccupa per la contagiosità altissima che sembra possedere. Per calcolarne maggiore pericolosità ed eventuale capacità di sfuggire ai vaccini, bisogna attendere”.

Intanto anche le case produttrici di vaccini iniziano a muoversi: Moderna, come riporta l’Ansa, ha già annunciato che si metterà a lavoro per sviluppare un’apposita dose di richiamo efficace contro la nuova variante, mentre Pfizer, come riporta il Corriere: “assicura di poter avere i primi risultati entro due settimane e nel caso in cui emerga una variante del virus che sfugga al vaccino, di essere in grado di sviluppare e produrre un siero su misura in circa 100 giorni”.

Il primo caso in Europa

Intanto in Belgio, è stato già avvistato il primo caso europeo. Si tratta di una giovane donna, non vaccinata, che avrebbe sviluppato i sintomi dopo un viaggio in Egitto attraverso la Turchia.

Anche l’Italia tenta di correre subito ai ripari con il divieto di ingresso nel nostro Paese, fino al 15 dicembre, per chi negli ultimi 14 giorni abbia soggiornato in Sudafrica, Lesotho, Botswana, Zimbabwe, Mozambico, Namibia e Eswatini.

L’importanza della terza dose

Prima di tutto – osserva il Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle malattie (Ecdc), come riportato dall’Ansa – è imperativo colmare il gap nell’immunizzazione. In secondo luogo, va considerata la terza dose per gli adulti, con priorità per gli operatori over 40. Infine, vista l’incertezza nello sviluppo della situazione, una tempestiva attuazione delle misure non farmaceutiche è importante”. (Come l’ultilizzo delle mascherine e dello smart working)

“Per difendersi dalla sudafricana – chiarisce il Ministro della Salute Roberto Speranza ai microfoni di Zapping su RadioUno, così come riportato dal Corriere della Sera – bisogna vaccinarsi, vaccinarsi, vaccinarsi. E «indossare sempre la mascherina al chiuso e anche all’aperto quando c’è il rischio di assembramento». E i vaccini? Dobbiamo continuare a crederci? «Sì, è l’arma fondamentale. Senza vaccino avremmo numeri terrificanti e dobbiamo insistere, con ogni energia”.