L. Moia Avvenire “ADOZIONE INTERNAZIONALE E POLITICA. UN SEGNO NECESSARIO”

Senza una guida politica competente e consapevole l’adozione internazionale rischia di avanzare con le ruote sgonfie”  – è l’appello di Luciano Moia alla politica italiana, che infine avverte – “E così avremo perso un’altra occasione per costruire un Paese migliore. Come si fa a rassegnarsi? No, non si deve”.

All’indomani dal “grido d’aiuto” lanciato dagli operatori ed esperti dell’adozione internazionali presenti al Convegno promosso dalla Commissione per le Adozioni Internazionale “L’accoglienza di bambini in stato di abbandono nel mondo: strumenti giuridici a confronto” tenutosi venerdì 19 ottobre presso l’Istituto degli Innocenti,  un appello alla politica italiana arriva anche Avvenire, perché “senza una guida politica competente e consapevole l’adozione internazionale rischia di avanzare con le ruote sgonfie.” scrive Luciano Moia nel suo editoriale “ADOZIONE INTERNAZIONALE E POLITICA UN SEGNO NECESSARIO” pubblicato su Avvenire di sabato 20 ottobre.

In un Paese come il nostro, immerso in un inverno demografico in cui non si riescono a cogliere segnali di disgelo, i circa 1.200 minori che quest’anno diventeranno italiani grazie all’adozione internazionale dovrebbero rappresentare non solo una gran bella notizia sul piano umano, ma anche un dato di grande interesse “politico”.-  è questa la riflessione di partenza di Luciano Moia.

Oltre al deprimente tasso di natalità e al trend negativo delle adozioni internazionali, registrato negli ultimi anni “c’è un altro elemento, forse ancora più importantesottolinea Moia che dovrebbe convincere la politica a schierarsi accanto alle “famiglie coraggio”.

È il loro senso di generosità sociale, di solidarietà vera e profonda, quel sentimento che sollecita queste madri e questi padri a investire risorse importanti spesso indebitandosi per regalare speranza a chi l’ha smarrita….“ – continua Moia – il loro “legittimo desiderio di genitorialità, tanto più lodevole perché inquadrato in una logica di altruismo in cui il figlio non diventa mai “diritto” da pretendere a ogni costo, ma rimane dono da cercare con disponibilità anche all’accoglienza del “diverso” e, oggi sempre più spesso, della fragilità e della malattia. E poi c’è, non ultima, la ricchezza rappresentata dalle famiglie adottive sul piano della crescita civile, della rimozione sociale dei pregiudizi razziali, dell’integrazione dal basso…”

L’adozione internazionale, si legge sulla pagina di Avvenire non è un fatto privato ma un bene comune Ecco perché un tema come le adozioni internazionali dovrebbe essere ai primi posti nell’elenco delle priorità. E anche in questi giorni convulsi di manovra, un presidente del Consiglio o almeno un ministro competente, dovrebbero trovare il tempo di ascoltare la voce delle associazioni, degli enti autorizzati, degli esperti del settore”.

Nonostante  la nuova vicepresidenza di Laura Laera abbia riavviato il motore della macchina della CAI  “indebolita dalle calcolate stranezze della precedente gestione, esistono ambiti in cui l’amministrazione non può fare a meno del sostegno politico “ – si legge nell’editoriale –  “Al momento di siglare accordi con i Paesi da cui provengono i bambini per esempio, ma anche nelle situazioni di crisi, quando Paesi tradizionalmente “generosi” decidono improvvisamente di chiudere le frontiere. Vedi il caso Etiopia nei mesi scorsi o del Congo un paio d’anni fa”

Senza interventi immediati della politica non solo si riducono le possibilità per far incontrare possibili mamme e papà italiani con i 140 milioni di minori che nel mondo sono senza genitori, ma si continuerà a fare spreco di risorse umane e ricchezza sociale quali sono le famiglie italiane.

E così, conclude Moia “avremo perso un’altra occasione per costruire un Paese migliore. Come si fa a rassegnarsi? No, non si deve”.

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