Moldova. Ora si teme una guerra civile

A Chisinau aumentano le proteste verso il governo, fomentate dai filorussi, mentre rimane instabile la situazione della Transnistria. La preoccupazione delle migliaia di profughi ucraini accolti nel paese

Da quando è cominciata la guerra in Ucraina, oltre al Paese guidato da Volodymyr Zelensky, lo stato che senza dubbio ha subìto, e sta ancora subendo, le maggiori conseguenze dell’instabilità internazionale è la Moldova. Qui, nell’ultimo anno sono transitati qualcosa come 765mila ucraini e 108 mila rifugiati si sono fermati sul suo territorio, facendo del Paese quello che senza dubbio – come ha riconosciuto il Segretario Generale dell’ONU António Guterres: “ha accolto il maggior numero di rifugiati in proporzione alla propria popolazione”.
Lo sa bene Ai.Bi. che in Moldova è presente dal 1999 e che qui ha fin da subito organizzato diverse attività nell’ambito del progetto #BAMBINIxLAPACE.

Le pressioni filorusse fomentano il malcontento

Purtroppo, però, proprio per la sua posizione, la sua storia e l’influenza che da sempre ha la Russia verso di lei, la Moldova è anche il primo dei Paesi verso il quale si teme che possa espandersi il conflitto. Un timore cresciuto proprio negli ultimi giorni, quando si è arrivati a parlare apertamente della possibilità che scoppi una guerra civile.
A Chisinau, la capitale, ci sono state diverse manifestazioni di protesta contro il governo della Presidente filo – europeista Maia Sandu, accusata di non fare abbastanza contro il caro vita che ha colpito la popolazione, soprattutto per il rialzo dei prezzi dell’energia. Non è un segreto, però, che proprio l’energia sia l’arma utilizzata da Putin per mettere in difficoltà la Moldova: Gazprom, l’azienda di stato russa, ha ridotto le esportazioni di gas verso la Moldova, mentre dall’Ucraina, per forza di cose, le forniture di gas si sono bloccate. Durante l’inverno non sono mancati prolungati blackout, e solo la particolare mitezza di questo inverno ha aiutato a contenere i disagi.
Secondo il governo e tutti gli osservatori internazionali, comunque, le proteste sono promosse dai gruppi filorussi, primo tra tutti il partito Sor, che porta il nome dell’oligarca Ilan Sor, da sempre vicinissimo alla Russia e che oggi, da Israele dove si trova, non smette di esercitare la sua influenza.

La Transnistria è il principale “fronte aperto” di instabilità per la Moldova

L’altra questione che preoccupa da sempre è quella relativa alla regione separatista filorussa della Transnistria, specie da quando Putin ha revocato il trattato che regolava la politica estera russa e si impegnava a cercare una soluzione al conflitto in Transnistria rispettando l’integrità territoriale e la neutralità della Moldova. Molti hanno visto in quest’azione una similitudine con quanto successo con il riconoscimento dell’indipendenza delle regioni del Donbass, utilizzato, poi, come pretesto per l’inizio della guerra.
Le due situazioni non sono del tutto assimilabili, ma è certo che il Cremlino stia provando in tutti i modi a destabilizzare la situazione e fomentare il conflitto interno tra la regione e il governo centrale di Chisinau. La stessa presidente Sandu, verso la metà di febbraio, aveva lanciato l’allarme sul fatto che Mosca stesse inviando sabotatori in borghese con il preciso scopo di rovesciare il governo con un colpo di stato. Al momento il governo sta dimostrando di riuscire a contenere le proteste e proseguire il suo dialogo con l’Europa, ma – come sottolinea un dettagliato articolo di Valigia Blu, riportando il parere del professore dell’Università di Bucarest e storico Armand Goșu: “Il governo deve affrontare l’opposizione interna filo-russa, la guerra e la crisi dei rifugiati, la crisi energetica e un’inflazione che supera il 30%, per non parlare della lotta alla corruzione”… Abbastanza per “assestare un colpo mortale al governo filoeuropeo e mettere a rischio il cammino europeo della Moldova”.