Monghidoro. “Il Pan di Zucchero ‘I Talenti’, la nostra Casa della Accoglienza”. L’intervista a Silvana, referente del progetto

Abbiamo incontrato Silvana, referente del progetto Pan di Zucchero di Ai.Bi. a Monghidoro , che ci ha raccontato di nuovi laboratori, della quotidianità e del senso di inclusione che possiamo trovare al centro “I talenti”, un luogo dove i bambini e ragazzi possono condividere tempo e amicizie

Il Pan di Zucchero di Monghidoro è un luogo affollato: bambini, ragazzi, educatori, volontari, famiglie. Una rete inclusiva che si regge sulla forza del volontariato e delle persone.
Ormai il Pan di Zucchero è come una casa”, commenta Silvana Salomoni, con la tipica inflessione emiliana che pare sorridere a ogni suono di vocale.
“Siamo aperti tutti i pomeriggi, a bambini e ragazzi di scuole elementari, medie e superiori – Anche nei giorni in cui non sono previste attività, le porte sono aperte e riceviamo sempre visite… anche di chi pensa di non avere compiti da fare!”.

L’intervista a Silvana

Silvana è referente del progetto e, con il marito, è una delle figure storiche di Ai.Bi..
La quotidianità del Pan di Zucchero di Ai.Bi., che si trova presso il centro I Talenti della cittadina nota per i natali di Gianni Morandi, è scandita da programmi fatti di compiti, giochi, sport. Dopo gli anni della pandemia che ha rallentato le attività, tutto è tornato a pieno ritmo.

Quali sono le attività in corso?

Oltre al supporto allo studio, quest’anno sono stati aggiunti laboratori focalizzati su musica, lingua inglese sotto forma di gioco – cioè con l’utilizzo di giochi da tavolo – e lettura con l’elaborazione di testi per spingere i ragazzi a leggere e a conoscere meglio la lingua italiana. Talvolta, alcuni laboratori diventano interattivi tra loro e questo crea anche divertimento: per esempio si cantano canzoni in inglese, che poi vengono tradotte e si lavora insieme al testo. Abbiamo poi una attività fissa il giovedì: dopo lo studio si fa riciclo. Così in occasione della festa della mamma abbiamo riciclato scatoline per formaggini, i bambini le hanno dipinte e poi confezionate con confetti e cioccolatini.

Dicevamo che il Pan di Zucchero non resta mai vuoto…

Mai. I ragazzi restano sempre oltre il tempo delle attività, fino al tardo pomeriggio, perché hanno imparato a sentire questo spazio come il loro, appunto come fosse casa. È un buon segno: anche chi è arrivato con qualche difficoltà da affrontare, ha voglia di condividere qui il suo tempo e le amicizie.  

E dopo i compiti, merenda?

Certo. È un altro momento importante che stimola la collaborazione tra bambini e ragazzi. Insieme ai cinque Comuni partner abbiamo esteso il progetto regionale Giovani protagonisti coinvolgendo le scuole. I ragazzi delle scuole medie vengono al Pan di Zucchero per aiutarci a organizzare il momento della merenda con i più piccoli e a svolgere qualche semplice attività organizzativa: i più grandi si prendono cura dei più piccoli.
Siamo i primi a volere un rapporto migliore con il mondo della scuola. Oggi la relazione con la scuola è più intensa e gli insegnanti si rendono conto di aver bisogno del supporto di realtà come il Pan di Zucchero: i bisogni e le fragilità sono aumentate, le classi per metà sono composte da ragazzini di origine straniera. Così nella progettualità con la scuola, abbiamo chiesto anche momenti di formazione e da condividere, per valorizzare la comunità educante che lavora assieme per il benessere di tutti i bambini.

Quanti sono i bambini che frequentano il centro?

A oggi abbiamo 60 iscritti tra bambine, bambini e ragazzi delle medie. Ci sono anche molti italiani ma è vero che Pan di Zucchero è rappresentativo del mondo intero: ci sono ucraini, pakistani, kosovari, africani e nord africani, brasiliani. I volontari sono molti, alcuni sostengono stabilmente il progetto altri vengono coinvolti per iniziative specifiche.

Cosa accadrà da qui alla fine dell’anno scolastico e d’estate?

Tra le molte iniziative segnalo che a maggio i bambini impareranno a fare le tigelle durante il laboratorio “Mani in pasta” mentre il 1 giugno, in occasione della festa di fine scuola, si prepareranno i biscotti e i piatti per il rinfresco serale aperto ai genitori. Del resto abbiamo verificato che i momenti conviviali sono quelli che avvicinano e uniscono di più: cucinando e assaggiando i cibi di tante culture, le persone si raccontano. Il mese di giugno è poi dedicato a una dozzina di ragazze e ragazzi che si preparano per gli esami di terza media mentre durante i mesi di luglio e agosto, il Pan di Zucchero sarà aperto per fare i compiti, andare in piscina, partecipare a vari attività ludiche e sportive. 

Cosa hai imparato dopo anni di Pan di Zucchero?

In questi anni mi sono occupata di tanti progetti di accoglienza per minori fragili o rivolti alle famiglie. Posso dire che questo progetto, nella sua semplicità, mi pare perfino migliore di altri esperimenti sull’accoglienza: si dialoga con le famiglie nel quotidiano, si impara la reciproca fiducia, ci si affida, si smussano angoli e barriere culturali, si fa conoscere Ai.Bi. in modo diverso, così presente sul territorio. Queste azioni che partono dai bambini sono efficaci per mantenere e rafforzare i legami con le famiglie, per cogliere in anticipo eventuali disagi dei nostri figli in questo momento di vuoto e disorientamento. Non dimentichiamo che anche se hanno i genitori, moltissimi minori subiscono gli effetti di comportamenti inadeguati a scuola, in famiglia e nella vita di ogni giorno. Molti non hanno spazi e luoghi adeguati, altri, magari nati in Italia o arrivati qui molto piccoli, hanno genitori analfabeti. Questo genera poi le situazioni tipiche delle povertà educative. Cerchiamo quindi di trasmettere un senso di responsabilità e rispetto dell’altro, perché non dobbiamo cedere a forme di aiuto che sconfinano con l’assistenzialismo. Prima di tutto, siamo qui per ragioni che hanno a che fare con la giustizia e i diritti.

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