Napoli, così 500 minori rischiano un secondo abbandono

comunitàSi presenta drammatico il futuro per centinaia di bambini napoletani, privati di prospettive formative a causa della chiusura di molte comunità educative. In città si contano più di 500 ragazzi, ospitati da strutture di ispirazione sia laica che cattolica, che rischiano di essere abbandonati a se stessi per la seconda volta. A essi bisogna aggiungerne altri 1.500 per cui è a rischio il servizio di educativa territoriale.

Dati che rappresentano efficacemente la situazione di sfascio in cui versa il welfare del capoluogo campano, dove, solo nel corso del 2013, 110 strutture hanno dovuto chiudere i battenti. Il che, tra l’altro, si è tradotto nella perdita del lavoro per  centinaia di educatori, mentre altri 1.000 rischiano di trovarsi senza occupazione nei prossimi mesi.

I soldi in città però erano arrivati, grazie ai decreti 35/2013, il cosiddetto “Salva-imprese”, e 174/2012, il “Salva-Comuni”. Tuttavia, nonostante questo e tutti gli impegni presi dall’Assessore alle politiche sociali, da oltre 36 mesi i servizi educativi per i minori sono in credito e stanno progressivamente chiudendo.

Eppure sarebbe stato possibile investire i fondi a disposizione nella formazione delle famiglie affidatarie. Ma evidentemente si è deciso di non considerare l’affido come una possibilità alternativa per la crescita dei minori, ignorando, tra l’altro, il fatto che la legge 149/2001 conferisce una via prioritaria proprio all’affido familiare. Se si fosse investito su di esso, oggi questi ragazzi non rischierebbero un secondo abbandono.

Dopo manifestazioni, presidi, scioperi della fame e tentativi di colloquio, il mondo del welfare ora si rivolge nuovamente al Comune partenopeo. “Noi non abbiamo politici forti alle spalle – si legge nella lettera indirizzata agli amministratori cittadini –, noi non mettiamo a ferro e fuoco la città, noi buchiamo difficilmente la cronaca. Noi siamo politicamente deboli, come deboli e fragili sono i bambini deprivati, maltrattati e abusati che accogliamo; siamo politicamente deboli perché la nostra politica è stare dalla parte dei più fragili e provare a uscire insieme dalle difficoltà”.

Ma i minori non portano voti e di loro e del loro futuro, troppo spesso, non ci si preoccupa.

 

Fonti: il Fatto Quotidiano, Fanpage