Natale, ma non per tutti: in Italia centinaia i bambini adottabili ancora senza famiglia. L’inutile vittoria di Ai.Bi. al Tar del Lazio

minori fuori famigliaAnche quest’anno Fabio ha potuto festeggiare il Natale con la sua famiglia. Da quando ne aveva 4 e viveva in istituto, ha un papà e una mamma che lo hanno accompagnato nella sua crescita, tra emozioni, fatiche, senso di impotenza, ma soprattutto orgoglio di vederlo sempre più autonomo, adulto, sicuro di sé, felice. Fabio infatti era una bambino disabile. Uno di quelli che fa più fatica a trovare due genitori disposti ad accoglierlo. Ancora oggi, secondo i dati forniti dal dipartimento della Giustizia e aggiornati al 2014, sono centinaia i minori disabili che vivono in comunità in attesa di una nuova famiglia. Eppure una legge di 15 anni fa aveva istituito uno strumento che li aiutasse a trovare una famiglia. Ma quella legge è rimasta inapplicata, nonostante Amici dei Bambini abbia combattuto e vinto una battaglia in favore di questi bambini, destinati a restare gli ultimi tra gli ultimi.

La risalita di Fabio dal tunnel dell’abbandono inizia nel 1996, quando i suoi futuri genitori leggono un appello su di lui pubblicato dal quotidiano “Avvenire”. Parole che per loro rappresentano una chiamata all’accoglienza. Danno quindi la propria disponibilità all’adozione e 15 giorni dopo vengono convocati per andare a incontrare il bambino. Hanno a disposizione un indirizzo e un’auto a noleggio, ma neanche un accompagnatore. “Il primo impatto è stato impacciato e difficile, con tanti silenzi e frasi di circostanza”, ricordano oggi i suoi genitori. Due mesi dopo Fabio entra ufficialmente in famiglia. La coppia che lo accoglie lo sottopone a un check up completo per capire esattamente quali siano le sue reali condizioni di salute. Nel frattempo “si studiano” a vicenda. Fabio li mette alla prova, anche duramente, per circa 6 mesi. Lo sport diventa l’ancora di salvezza, sia per lui che per loro. Alle scuole medie il ragazzo inizia a praticare basket in carrozzina e per i suoi compagni di squadra diventa “speedy”, per la prontezza nel cercare il canestro. Oggi lavora in un’azienda di trasporti internazionali. “Qualcuno mi dice ancora: ‘Certo che è stato fortunato a incontrare voi’ – spiega sua madre -. E io, da quasi 20 anni, continuo a rispondere: ‘I fortunati siamo stati noi, perché, grazie a lui, abbiamo conosciuto il verso senso della vita’”.

Purtroppo, però, la storia di Fabio ancora oggi è poco più che un’eccezione. Anche questo Natale, almeno 300 bambini adottabili l’hanno trascorso senza un papà e una mamma, perché disabili. “Abbiamo fatto tutto il possibile per cercare loro una famiglia?”, si chiede Marco Griffini, presidente di Amici dei Bambini.

Evidentemente no. “La Banca dati nazionale dei minori adottabili e delle famiglie disponibili all’adozione, pur prevista da ben 15 anni, è ancora inesistente”, denuncia Griffini. Fu istituita dalla legge 149 del 2001 e prevedeva la messa in rete, da parte dei Tribunali per i Minorenni italiani, di un database relativo “ai minori dichiarati adottabili nonché ai coniugi aspiranti all’adozione nazionale e internazionale”, con l’indicazione di ogni informazione utile a garantire l’adozione nel più breve tempo possibile.

A nulla è valso fino a oggi anche il ricorso presentato da Ai.Bi. nel 2012 al Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio contro il ministero della Giustizia, proprio per la mancata realizzazione della Banca dati. Ricorso accolto dal Tar del Lazio con la sentenza 8231 del 2012. Che non è servita a smuovere la situazione.

Recentemente anche il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha promesso l’applicazione della Banca dati: “Sarà operativa da settembre 2016”, disse il Guardasigilli. Ma anche in questo caso non è cambiato nulla. E almeno 300 bambini fuori famiglia e disabili attendono ancora di trovare chi si possa prendere cura di loro.

 

Fonte: Vanity Fair