Nella sinfonia della accoglienza, siamo sommersi dalle note della Trinità

Si rinnova anche in questo mese di luglio la consolidata tradizione secondo cui le famiglie adottive e affidatarie della comunità La Pietra Scartata si ritrovano il primo sabato di ogni mese a recitare insieme il Santo Rosario per i bambini abbandonati di tutto il mondo. Per il mese di luglio, il commento e la preghiera che accompagnano il brano del Vangelo secondo Matteo (Mt 10,37-42) sono a cura dei coniugi Renata e Giovanni Solfrizzi (Comunità Regione Lombardia)

Commento e preghiere a cura di Renata e Giovanni Solfrizzi (Comunità Regione Lombardia)

Vangelo secondo Matteo (Mt 10,37-42)

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto. E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa”.

 COMMENTO

Al termine del capitolo in cui narra l’affidamento ai Dodici del mandato apostolico, l’evangelista Matteo colloca questi avvertimenti prescrittivi che definiscono la dedizione incondizionata al Cristo e preannunciano la ricompensa per chi accoglie il messaggio evangelico. È una vera e propria “sinfonia dell’accoglienza”, questo passo del Vangelo, in cui i termini della relazione familiare (padre, madre, figli) ricorrono ben quattro volte ed il verbo accogliere ben sei volte. La dedizione incondizionata a Cristo sembra una prescrizione alquanto dura, difficile da comprendere e ancor più da praticare: stride perfino la condanna associata all’atto di amore nella sua forma, per noi umani, più naturale e disinteressata, quella all’interno della famiglia. Gesù ci ammonisce che coltivare una relazione d’amore tra genitori e figli, di per sé, non ci salva. Chi ama i propri genitori o i propri figli più di Gesù, non è degno di lui.

In realtà, Gesù ci chiama semplicemente a qualcosa di più: anteporre la sequela di Cristo ad ogni cosa, prendere la sua croce e seguirlo: perché solo così la nostra vita si riempie di significato. Trovare la propria vita senza aver preso la croce di Gesù ed essersi incamminati al suo seguito, non vale nulla e per questo “chi avrà trovato la sua vita la perderà”. Ma chi prende la sua croce, chi lo segue sulla strada del vero amore e della salvezza, è davvero degno di Gesù e anche se perderà la propria vita per causa sua, la troverà.

Si tratta di una situazione ben nota a chiunque abbia fatto, anche solo per qualche minuto, l’esperienza di genitore: non a caso il vero genitore, ciascuno di noi, è pronto a sacrificare la propria vita per ciascuno dei suoi figli. La chiave di lettura è nell’accoglienza, che significa riconoscere il vero significato delle nostre esperienze di vita e disporci disinteressatamente a ricevere il dono che esse contengono. Accogliere è di per sé, certamente, un atteggiamentoo commendevole, che merita ricompensa: ma fino a quando rimarremo legati alla nostra esperienza terrena riceveremo solo per quel che avremo dato, che sia la ricompensa del profeta o quella del giusto.

Gesù, invece, ci promette la ricompensa del dono, che moltiplica secondo un’aritmetica sovrabbondante che non ha nulla a che vedere con la nostra matematica terrena. Sarà sufficiente un gesto davvero minimo di accoglienza come il dissetare con un solo bicchiere di acqua fresca uno di questi “piccoli”: ma se lo avremo fatto perché avremo riconosciuto il discepolo, il mandato da Lui, allora anche un così piccolo gesto meriterà la nostra ricompensa. Perché “chi accoglie [il discepolo] accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato”.

PREGHIAMO

Nel 1° mistero gaudioso si contempla l’Annunciazione dell’Angelo a Maria.

Preghiamo per tutti i bambini abbandonati, perché per quanto pesante sia la sofferenza dell’abbandono possa essere sempre offerto loro anche un solo bicchiere di acqua fresca.

Nel 2° mistero gaudioso si contempla la visita di Maria a Santa Elisabetta.

Preghiamo per tutte le famiglie senza figli, perché l’amore di Cristo le illumini e le aiuti a prendere la sua croce e seguirlo sul cammino dell’accoglienza, lungo il quale chi perde la propria vita la troverà.

Nel 3° mistero gaudioso si contempla la nascita di Gesù.

Preghiamo per i nostri figli, perché abbiano sempre la possibilità vedere, e toccare con mano nella quotidianità della vita, che accogliendo loro noi abbiamo accolto Gesù e, accogliendo lui, colui che lo ha mandato.

Nel 4° mistero gaudioso si contempla la presentazione di Gesù al Tempio.

Preghiamo per tutte le famiglie accoglienti, perché l’armonia d’amore tra padri, madri e figli sia sempre segno dell’amore per Cristo, che ci rende degni di lui e della sua ricompensa eterna.

Nel 5° mistero gaudioso si contempla la perdita e il ritrovamento di Gesù fra i Dottori della Legge.

Preghiamo per tutti i bambini abbandonati e ammalati, che oltre a portare la croce dell’abbandono vivono anche la sofferenza nel corpo senza una famiglia che li coccoli amorevolmente. Maria interceda per loro, affinché non perdano mai la speranza di incontrare al più presto il volto e l’abbraccio di una mamma e un papà, vedranno in loro il segno dell’amore di Cristo.