Nepal. Diarrea killer. Dopo il terremoto la grande minaccia è l’acqua contaminata: colpiti soprattutto i bambini

nepal acquaIn Nepal l’emergenza non finisce mai. Dopo il terribile terremoto che ha portato allo stremo la popolazione locale, distruggendo case, ospedali e scuole tanto nei centri cittadini quanto nelle periferie, nelle valli attorno a Kathmandu la gente deve fronteggiare una grande minaccia per la vita umana: l’acqua contaminata.

In Nepal, uno dei paesi più poveri del mondo, due terzi della popolazione vive senza servizi igienici e i tubi dell’acqua nelle grandi città sono vecchi e fatiscenti: una situazione ovviamente aggravata dal terremoto dello scorso 25 aprile. Le tubature si sono ulteriormente danneggiate agevolando l’infiltrazione di agente batterici e virus o anche “semplicemente” di terra e fango che rendono l’acqua non potabile ne’ utilizzabile per l’igiene personale.

Ma la gente non ha alternative e si ritrova costretta a farne uso con le logiche conseguenze  di infezioni ed epidemie che colpiscono soprattutto i più deboli e indifesi, come le donne e i bambini. Non a caso si parla “diarrea killer” proprio per i suoi effetti devastanti.

L’acqua sporca è un problema cronico in Nepal perché i liquami si infiltrano attraverso le falle delle tubature che collegano le valli con i centri cittadini. Da qui l’esigenza di aiutare concretamente non solo con la realizzazione di pozzi, ma con la manutenzione e ricostruzione delle tubature e l’insegnamento e sensibilizzazione ad una corretta igiene personale.

E non è tutto. Gli effetti del terremoto di Kathmandu, come purtroppo anticipato fin dai primi giorni, potrebbero portare a un’epidemia di colera, come conseguenza degli allagamenti dei villaggi e delle tendopoli a seguito dei monsoni estivi. Timori fondati sulla base di quello che è successo ad Haiti nel 2010: 10 mesi più tardi è scoppiata un’epidemia di colera colpendo 700 mila haitiani e ucciso 9 mila di loro.

Ora la stagione dei monsoni sta finendo in Nepal e questo potrebbe fare “emergere” gravi focolai di malattia e quindi bisogna preparare la popolazione a fronteggiare questa ennesima emergenza con la creazione di fonti di acqua sicure nei campi o il trasporto dell’acqua da un centro all’altro.

Ed è proprio qui che interviene Ai.Bi, Amici dei Bambini, con i propri progetti a favore della popolazione locale. Come fin dai primi momenti, gli operatori di Ai.Bi in loco si sono occupati della distribuzione di mascherine per non respirare aria malsana e di kit igienico-sanitari, ora ancora di più non ci si ferma e i nostri “angeli” sono sempre in prima fila nella distribuzione di acqua e medicinali.

Un aiuto costante e quotidiano per limitare al massimo il diffondersi di malattie e infezioni alle vie aeree e intestinali. Ma da soli si può fare poco, ecco perché Ai.Bi. rinnova il suo appello a tutti voi che con un semplice sostegno a distanza potete aiutarci ad aiutare.

Pochi minuti per pochi euro che però possono fare la differenza per centinaia di donne e bambini.

 

Fonte: http://www.nytimes.com/