Nepal. Dopo il terremoto è boom di ‘uteri in affitto’: sempre più bambini ‘su misura’

madre-surrogataI neonati sono puzzle composti da tasselli che provengono da tutto il mondo. Ovulo messo a disposizione da una polacca o da un’ucraina, perché il bambino sia caucasico; sperma americano, svedese o giapponese; embrione congelato in India e impiantato nell’utero di una bengalese in una clinica del Nepal”. Così Le Nouvel Observateur definisce la degenerazione di questa “globalizzazione”.

Il Nepal è diventato un produttore di bambini per ricchi. A Kathmandu, le fabbriche di maternità per conto terzi sono spuntate come funghi: ce ne sono già più di una decina. Il governo non si intromette se la transazione avviene tra stranieri, e le cliniche assumono donne indiane o bengalesi per usare i loro ventri. La tendenza è in aumento ma non esistono cifre globali: molti di questi bambini non sono registrati in modo chiaro all’anagrafe e nessuno sa quanti se ne producano ogni anno nel mondo.

E si è creato un nuovo mercato, uno dei più umilianti che si possano immaginare.

Ma intanto qualcosa sembra muoversi. La Corte suprema del Nepal è intervenuta, qualche settimana fa, per esaminare possibili restrizioni dell’‘utero in affitto’: a Kathmandu il massimo tribunale del Nepal ha diramato una ordinanza con cui pone uno stop provvisorio a tutte le attività che implichino l’utilizzazione di donne nepalesi per mettere al mondo figli da assegnare a coppie straniere. In particolare la Corte vuole non solo verificare l’opportunità di proteggere meglio le madri surrogate, spesso sfruttate, ma anche determinare se l’accesso ai bambini nati con questo processo possa essere aperto anche alle coppie omosessuali, che arrivano in Nepal da Israele, Francia e Stati Uniti.

In un contesto di tremenda disperazione, non manca, infatti, chi tenta di speculare sulle drammatiche condizioni della popolazione nepalese. Anche contro queste forme di schiavitù, combatte Ai.Bi.: già presente in Nepal dal 2006 dopo il terremoto si è attivata per andare incontro non solo alle necessità dei minori rimasti orfani e delle famiglie a cui il sisma ha tolto tutto ma anche alle donne che trovandosi in estreme condizioni di povertà hanno bisogno di chi si prenda cura di loro anche sul piano psicologico e materiale.

Ma il lavoro da fare per garantire una vera assistenza è ancora tantissimo. Per questo serve il contributo di tutti, possibile attraverso una donazione o l’attivazione di un Sostegno a Distanza per l’Emergenza Terremoto Nepal.

Che dire? Quasi duecento anni fa un tedesco recuperò una rara parola latina e la rimise in circolazione. Proletario era colui che era talmente povero da poter contare solo sulla sua prole. Il tedesco non poteva sapere che la sua parola sarebbe stata così azzeccata.

Fonte: www.internazionale.it