Alfano: “Niente fondi italiani alle ong che promuovono l’aborto nei Paesi in via di sviluppo”

gigliL’Italia non parteciperà all’iniziativa danese per rifinanziare con fondi europei i programmi di accesso all’aborto nei Paesi in via di sviluppo. Lo ha assicurato il ministro degli Esteri Angelino Alfano in risposta a un’interrogazione del deputato Gian Luigi Gigli del gruppo Democrazia Solidale – Centro Democratico. Nessun contributo italiano, quindi, alle organizzazioni non governative che, nell’ambito di iniziative per la “salute riproduttiva”, offrono anche servizi per l’interruzione volontaria delle nascite e alle quali il governo degli Stati Uniti ha di recente tolto il sostegno.

“Il presidente degli Stati Uniti – ha ricordato Gigli nella sua interrogazione alla Camera – ha definanziato le ong che si erano prefisse lo scopo di diffondere a tutti i costi aborto e sterilizzazione nei Paesi in via di sviluppo. Ora, qualcuno in Europa vorrebbe sostituite i fondi negati dal presidente Trump con fondi europei, quindi anche italiani, pagati da noi contribuenti. Il riferimento è all’iniziativa del ministro danese per la Cooperazione Ulla Tornaes che ha avviato un processo per far sottoscrivere agli Stati membri dell’Unione Europea una lettera comune da sottoporre all’Alto rappresentante per la politica estera dell’UE, Federica Mogherini, e al Commissario per la cooperazione internazionale e lo sviluppo Nemen Mimica. “Nella lettera – ha detto Gigli nel testo della sua interrogazione – si fa appello alla solidarietà con le donne in difficoltà per chiedere di aumentare i fondi dell’Unione Europea destinati sostanzialmente a finanziare l’aborto nei Paesi in via di sviluppo”. Allo scopo, quindi, di colmare il “buco” che la decisione americana causerebbe nei bilanci delle organizzazione in questione.

Circostanza confermata dal ministro Alfano. “Un gruppo di 10 Stati membri dell’Ue – ha detto il titolare della Farnesina -, su iniziativa danese, ha inviato una lettera all’Alto rappresentante Mogherini e al Commissario Mimica, per esprimere preoccupazione riguardo all’intenzione degli Usa di ridurre il finanziamento dei programmi di cooperazione allo sviluppo che si occupano della salute riproduttiva delle donne”. Al centro della proposta danese c’è “l’opportunità di compensare, con l’utilizzo di fondi allo sviluppo nazionali ed europei, la riduzione dei finanziamenti statunitensi. Tali finanziamenti – ha precisato però Alfano – riguardano impegni internazionali in materia di salute riproduttiva delle donne e non sono intesi a sostenere l’interruzione volontaria della gravidanza.

Il governo italiano, ha chiarito quindi il ministro degli Esteri, ha deciso di non sottoscrivere la lettera danese, condividendo la scelta con ulteriori 17 Stati membri dell’Ue. Al contempo l’Italia continuerà a sostenere l’azione delle Nazioni Unite, in particolare dove è rivolta a programmi contro le mutilazioni genitali femminili e a iniziative che vedono come dirette beneficiarie le donne in situazioni di emergenza e conflitto. “Questo al fine di prevenire il rischio di aborti o di morti materne e infantili”, ha confermato Alfano.